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Consiglio d'Europa preme su Turchia per rilascio Kavala

Oppositore in prigione nonostante sentenza Corte europea diritti

23 settembre, 12:30

STRASBURGO - Le autorità turche, compresa la magistratura, devono assicurare l'immediata scarcerazione di Osman Kavala, noto imprenditore oppositore politico rimasto in prigione dal 2017, nonostante una sentenza della Corte europea dei diritti umani (Cedu) del 10 dicembre 2019 ne imponesse la liberazione. A continuare a fare pressione su Ankara è il Consiglio d'Europa con una decisione del comitato dei ministri che arriva qualche settimana dopo che la Cedu ha ribadito che non liberando Kavala la Turchia sta contravvenendo agli obblighi che ha come Stato membro del Consiglio d'Europa.

Il nuovo monito dell'esecutivo si accompagna a una richiesta alla presidenza irlandese di iniziare a esaminare quali ulteriori azioni possono essere intraprese per convincere la Turchia a liberare Kavala, e cosa debba essere fato in caso continui a non farlo. Se Ankara dovesse seguitare ancora a lungo nel rifiuto di scarcerare Kavala rischierebbe l'espulsione dal Consiglio d'Europa.

Lo scorso febbraio i giudici del tribunale Caglayan di Istanbul decisero che l'attivista, arrestato oltre 4 anni fa, dovesse rimanere in prigione nonostante la sua scarcerazione fosse stata chiesta dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) gia' a fine 2019.

Kavala con il curdo Selahattin Demirtas sono tra i volti piu' noti dell'opposizione a Erdogan e, sebbene tenerli in prigione abbia danneggiato le relazioni tra Turchia e l'Ue, allontanando sempre di più Ankara dalla prospettiva dell'adesione, il capo di Stato turco ha già dimostrato in più occasioni che non vuole cedere.

Kavala si trova in prigione per un presunto ruolo nel tentato golpe contro il leader turco nel 2016 ed era già stato accusato di avere finanziato le rivolte anti governative esplose a Istanbul nel 2013. Erdogan ha più volte puntato il dito con spregio contro l'attivista accusandolo essere il rappresentante in Turchia degli interessi di George Soros, provocando la chiusura nel 2018 degli uffici ad Ankara e Istanbul della Open Society, la fondazione del magnate ungherese.

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