"In violazione del diritto internazionale, le autorità turche hanno rastrellato centinaia di rifugiati siriani, anche minori non accompagnati, e li hanno costretti a tornare nel nord della Siria", ha affermato Nadia Hardman, ricercatrice sui diritti dei rifugiati e dei migranti presso Human Rights Watch. "Sebbene la Turchia abbia fornito protezione temporanea a più di tre milioni e mezzo di rifugiati siriani, sembra che ora stia cercando di trasformare la Siria settentrionale in una discarica di rifugiati", afferma Hardman.
I recenti segnali provenienti dalla Turchia e da altri governi, prosegue HRW, indicano la tendenza a normalizzare le relazioni col governo siriano, incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad. Nel maggio scorso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato l'intenzione di deportare nel nord della Siria un milione di rifugiati, in aree non controllate dal governo ma sotto influenza o controllo diretto di Ankara. Si tratta, afferma HRW, di aree ancora coinvolte dal conflitto armato e pericolose per il rientro di profughi. Nel marzo del 2016, l'Unione Europea e la Turchia avevano raggiunto un accordo per cui Ankara si impegnava di fatto a fermare il flusso di migranti siriani diretti verso i paesi dell'Ue in cambio, tra gli altri benefici, di 6 milioni di euro ricevuti dall'Unione formalmente da usare per "migliorare le condizioni umanitarie" dei migranti giunti in Turchia.
(ANSAmed).