(ANSA) - CATANZARO, 02 MAG - Stagione ottima per l'uliveto
Calabria, ma non sembrano diradarsi le ombre legate ai rischi
connessi all'aumento, valutato intorno al 5%, dell'importazione
e vendita di prodotto straniero spacciato per calabrese o
italiano. E' quanto emerge da una prima fotografia sullo stato
dell'arte del settore scattata dalla Coldiretti che descrive,
per tutti gli areali produttivi, condizioni promettenti come una
fioritura eccezionale e una eccellente vegetazione, elementi che
fanno presagire un olio di qualità.
Non è di secondo piano, del resto, il comparto olivicolo
calabrese nel contesto dell'economia della regione. "L'
olivicoltura - documentano gli esperti di Coldiretti Calabria -
si sviluppa sul 24% della superficie agricola della regione, con
oltre 84mila aziende, una superficie coltivata di oltre 189mila
ettari, oltre 35 milioni di piante e moltissime cultivar, con
una produzione media negli ultimi cinque anni di oltre 35mila
tonnellate di olio Evo. Un 'tesoro' esclusivo di biodiversità di
cui quasi il 50% biologico, per una filiera che coinvolge oltre
650 frantoi, il 15% del totale italiano, che sul mercato vale
circa 600 milioni e con un forte impiego di manodopera sempre di
più specializzata".
Nonostante questi numeri, tuttavia, nemmeno la pandemia ha
fermato l'invasione di olio straniero in Italia con arrivi in
crescita del 5% nell'ultimo anno e scaffali di supermercati,
negozi e discount invasi da bottiglie vendute a prezzi
stracciati e quindi con una qualità quantomeno sospetta. In
particolare, l'ultima indagine del mensile il Salvagente ha
svelato che ben 7 miscele di oli stranieri venduti come
extravergini sui 15, analizzati al panel test, sono risultati
essere dei semplici oli di oliva. Il tutto favorito da un
meccanismo che vede olio di oliva giungere nei porti della
regione e divenire sulla carta, magicamente, prodotto calabrese
e italiano. solo sulla carta. Insomma - sostiene Coldiretti -
comportamenti e triangolazioni che per la pervasività assestano
un duro colpo alla nostra olivicoltura ma anche ai consumatori
finali che pagano molto di più un prodotto che invece può valere
fino alla metà del prezzo indicato. Un olio per essere definito
e venduto come extravergine deve rispettare i parametri chimici
previsti dalla normativa e superare la prova del panel test,
obbligatoria per legge dal 1991 e condotta da assaggiatori
esperti e allenati, senza presentare difetti organolettici".
(ANSA).