"Un film tronco, un
film che finisce male è un atto di vigliaccheria da parte
dell'autore. Sempre più spesso penso che invece bisogna indicare
una strada con un lieto fine. Il lieto fine ha a che fare con il
sogno e noi ne abbiamo bisogno più che mai in questo momento per
costruire un futuro possibile, altrimenti saremo condannati a
vivere in un presente che costantemente che ci fiacca e ci rende
insoddisfatti". Parola di Sergio Rubini che è ospite al festival
di Giffoni e parla del suo dispiacere per il fatto che "il
futuro sia diventato un buco nero e questo sia depressivo specie
per i ragazzi".
Ragazzi, quelli di Giffoni, che Rubini dice di essere venuto
ad ascoltare: "Cosa può dire del resto un artista ai
giovanissimi: che vuole rimanere ragazzo lui stesso, del resto
l'artista è un esploratore che non sa che esplora territori
sconosciuti. Quando un artista sente di aver raggiunto un
traguardo è morto. E' un incontro fra figure molto simili quello
con i ragazzi".
Sul valore delle parole Rubini spiega: "Penso che sia un
impegno che si prende con gli altri e in qualche modo con se
stessi. Ci raccontiamo con le parole. Ora invece viviamo in una
società dove le parole ce le rimangiamo continuamente e invece
sono pietre, le usiamo poco e ne usiamo molto poche. Io uso le
parole e penso che tra il detto e il non detto sia meglio il
primo, è meno vigliacco".
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