(ANSA) - NAPOLI, 22 SET - Colpisce bambini e adolescenti a
distanza di due fino a sei settimane dall'infezione acuta da
SARS-CoV-2. La Sindrome Infiammatoria Multisistemica
(Multisystem Inflammatory Syndrome in Children, MIS-C), una rara
e severa complicanza del Covid-19, caratterizzata da febbre alta
e da sintomi gastrointestinali, nella quale possono essere
coinvolti cuore, reni e polmoni, ha una predisposizione
genetica. A scoprirlo il gruppo di ricerca del
CEINGE-Biotecnologie avanzate di Napoli, guidato da Giuseppe
Castaldo, professore di Scienze Tecniche di Medicina di
Laboratorio presso l'Università degli Studi di Napoli Federico
II.
Lo studio, secondo quanto si legge in una nota della Federico
II, finanziato dalla Regione Campania e svolto in collaborazione
con l'Unità di Pediatria d'Urgenza, Pronto Soccorso e Terapia
Sub-intensiva e quella di Cardiologia Pediatrica dell'Ospedale
Pediatrico di Rilievo Nazionale Santobono-Pausilipon di Napoli,
dirette da Vincenzo Tipo e Michela Grieco, risolve due quesiti
di fondamentale importanza per la diagnosi e la cura dei piccoli
pazienti: perché solo in alcuni bambini insorge la Sindrome
Infiammatoria Multisistemica dopo il COVID-19 e se è possibile
intervenire in maniera rapida ed efficace per contrastare la
malattia.
Alla prima domanda i ricercatori hanno risposto con un lavoro
pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology:
esiste una predisposizione genetica nei bambini colpiti da
questa grave sindrome. "Sono stati analizzati 45 casi di
pazienti ricoverati al Santobono e, grazie all'utilizzo di
strumentazioni di ultima generazione presenti al Ceinge, siamo
giunti a risultati che mostrano chiaramente come la MIS-C sia
associata a mutazioni nei geni già implicati nelle malattie
auto-immuni ed auto-infiammatorie - spiega il professor Castaldo
- Succede che durante la fase acuta dell'infezione Covid nei
bambini portatori dei tratti genetici descritti non avviene una
eliminazione completa del virus. Ciò provoca il danno dei
tessuti e innesca la risposta immunitaria iper-reattiva tipica
della Sindrome.
La risposta alla seconda domanda è contenuta in un lavoro
pubblicato su Metabolites. "L'identificazione tempestiva nei
piccoli pazienti delle mutazioni, mediante l'utilizzo di
biotecnologie avanzate, diventa fondamentale per un management
terapeutico personalizzato. I ricercatori hanno focalizzato la
loro attenzione sugli eventi di vasculite endoteliale che,
insieme allo stato infiammatorio acuto, rappresentano segni
distintivi del COVID-19 e della MIS-C e possono causare eventi
di trombosi venosa/arteriosa - si spiega -I risultati di questo
studio hanno permesso di identificare alcune proteine coinvolte
nei processi di danno endoteliale come potenziali biomarcatori
della MIS-C, quali la chemochina MCP-1, il fattore VEGF-A e gli
anticorpi Panca". "Il dosaggio di tali proteine - afferma
Giuseppe Castaldo - permetterebbe non solo di diagnosticare la
MIS-C, ma anche di individuare un potenziale sviluppo di
vasculite. E, cosa molto importante, l'identificazione precoce
dei pazienti con danno endoteliale consente di stabilire terapie
specifiche personalizzate, come la profilassi con
anticoagulanti, immunomodulatori e/o farmaci anti-angiogenici".
(ANSA).