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Clima, a Roma seconda udienza della causa contro lo Stato

Ong contestano inazione, per Avvocatura lo Stato è ingiudicabile

Redazione ANSA ROMA

Si è tenuta martedì 21 giugno, nelle aule del Tribunale Civile di Roma, la seconda udienza dell'azione legale climatica intentata da 203 soggetti contro lo Stato Italiano per inazione climatica. Per la prima volta dal deposito dell'atto di citazione, avvenuto nel giugno del 2021, le parti si sono trovate l'una di fronte all'altra per presentare alla giudice le proprie argomentazioni. Da un lato il team legale che rappresenta 24 associazioni e 193 individui, di cui 17 minori, che hanno presentato un'azione contro l'Italia.

Dall'altra, l'Avvocatura dello Stato.

L'udienza ha visto il confronto tra le posizioni presentate dalle parti. I ricorrenti, per voce degli avvocati Luca Saltalamacchia e Michele Carducci, hanno potuto esporre i punti salienti delle ragioni dell'azione e confutare le eccezioni sollevate dallo Stato. I ricorrenti basano le loro istanze su un'ampia documentazione scientifica prodotta, tra gli altri, dal centro studi internazionale Climate Analytics. Secondo i ricorrenti, le misure adottate dallo Stato per contrastare l'emergenza climatica risultano del tutto inadeguate. Di conseguenza, gli attori hanno chiesto alla giudice di valutare la condotta dello Stato alla luce delle evidenze presentate o eventualmente nominando un esperto.

La posizione dello Stato è stata quella di rivendicare l'immunità delle proprie scelte, ovvero l'impossibilità di giudicarne le condotte. Dopo un'ampia discussione la giudice si è riservata di adottare i provvedimenti opportuni.

"Se la tesi dell'avvocatura fosse accolta - ha dichiarato l'avvocato Saltalamacchia -, ai cittadini e alle cittadine verrebbe precluso l'accesso alla giustizia, a differenza di quanto accaduto ad esempio in Olanda, Francia, Germania e tanti altri paesi dell'Unione Europea e non solo. In tali Paesi non solo il giudice ha potuto valutare l'adeguatezza delle politiche climatiche nazionali, ma ha anche condannato gli Stati a migliorare i propri target di riduzione".

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