Quotidiano Energia - La Commissione europea ha avviato la revisione dei 13 “gruppi di rischio” definiti dal regolamento 2017/1938 sulla sicurezza dell’approvvigionamento gas, che risale ormai a quasi quattro anni fa nonostante alcuni aspetti del provvedimento siano stati recepiti dalla normativa italiana soltanto lo scorso febbraio con il D.Lgs 14/2021.
Dal 2017, spiega Bruxelles in una consultazione che terminerà il 17 agosto, “sono entrate in funzione importanti infrastrutture gas e altre si apprestano a diventare presto operative, creando nuovi corridoi di approvvigionamento di emergenza e/o modificando l’elenco dei Paesi Ue che possono contribuire a far fronte a potenziali carenze sulle principali rotte di approvvigionamento”.
A questo scopo, lo scorso novembre è stato affidato a EntsoG il compito di svolgere una simulazione aggiornata sui possibili scenari di interruzione delle forniture gas, che include le infrastrutture il cui avvio è previsto entro il gennaio 2023.
Inoltre, sia nel 2020 che quest’anno è stato discusso in seno al Gruppo di coordinamento gas (Gcg) l’impatto delle nuove infrastrutture sulla composizione dei gruppi di rischio.
Da tutto questo è scaturita una riorganizzazione dei gruppi di rischio, che restano suddivisi nelle quattro rotte Orientale, Mare del Nord, Nordafricana e Sudorientale. Per l’Italia, che fa parte di tutti e quattro i gruppi, non si registrano modifiche di rilievo.
In dettaglio, in base al regolamento delegato in consultazione – che la Commissione intende adottare nel quarto trimestre del 2021 - la rotta Orientale vede l’arrivo nel gruppo di rischio Ucraina di Danimarca e Svezia (che si aggiungono ai 13 Paesi già presenti tra i quali l’Italia), mentre nella rotta Mare del Nord il gruppo Norvegia registra l’uscita del Regno Unito (i membri scendono così a 12, Italia inclusa).
Restano invece invariati gli altri gruppi in cui è presente il nostro Paese: Algeria e Libia nella rotta Nordafricana e Corridoio meridionale del gas e Mediterraneo orientale nella rotta Sudorientale.
Sempre in tema di gas è da segnalare la pubblicazione da parte di Acer del rapporto di monitoraggio sul bilanciamento e delle raccomandazioni sulle tariffe di trasporto.
Il primo documento comprende una valutazione comparativa delle prestazioni delle zone di bilanciamento gas di 22 Stati membri tra i quali l’Italia, in cui l’Agenzia nota rispetto ad altre zone di bilanciamento un “utilizzo di strumenti di stoccaggio affiancati a prodotti standardizzati di breve termine e livelli elevati di sbilanciamenti nel lungo e breve termine soggetti a cash-out”.
Il rapporto, giunto alla sua quinta edizione, suggerisce di rivedere i sistemi di bilanciamento nazionali qualora si riscontrino sensibili differenziali di prezzo tra le azioni di bilanciamento buy/sell dei Tso e degli utenti della rete, valori elevati degli sbilanciamenti degli utenti della rete o delle azioni dei Tso e asimmetrie di sistema sia lato acquisto che vendita.
Quanto alle tariffe di trasporto gas, le raccomandazioni di Acer si riferiscono ai moltiplicatori per i prodotti non annuali. In questo caso, i regolatori nazionali dovrebbero motivare meglio la decisione di introdurre moltiplicatori tariffari giornalieri e infragiornalieri elevati, tenendo conto delle specificità di ciascun punto di interconnessione e fornendo dettagli sugli obiettivi normativi.
Inoltre, i regolatori di Stati membri collegati da gasdotti dovrebbero coordinarsi prima di fissare i moltiplicatori in combinazione con i fattori stagionali.
Il regolamento delegato sulla sicurezza gas (con relativo annesso) e i rapporti di Acer sono disponibili in allegato sul sito di Quotidiano Energia.