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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Caro-prezzi, appello degli energivori europei

“Sfruttare tutte le possibili misure nazionali, usare forza diplomatica e commerciale Ue sui fornitori gas, rivedere aiuti di Stato e sistema Ets, monitorare mercati energetici, promuovere Ppa e demand response” (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - “Le industrie energivore europee, le più esposte al caro-prezzi, sono state costrette a ridurre la produzione e/o a chiudere temporaneamente gli impianti”, con la prospettiva che “tale situazione si protrarrà anche nella prima metà del 2022, rappresentando una seria minaccia alla ripresa post-pandemia”. E’ l’allarme lanciato da 15 associazioni Ue dei settori ad alto consumo energetico (metalli, vetro, cemento, fertilizzanti, carta) alla vigilia del Consiglio Europeo di ieri in due dichiarazioni congiunte.


Una dichiarazione di 11 associazioni di energivori – che attribuiscono l’escalation dei prezzi agli squilibri sul mercato del gas, a una riduzione della produzione da rinnovabili e nucleare e all’aumento del costo della CO2 – chiede innanzitutto agli Stati membri Ue di utilizzare con urgenza tutti gli strumenti indicati dalla Commissione nella “toolbox” presentata la settimana scorsa.

“Ma è chiaro”, aggiungono, “che questa crisi senza precedenti richiede ulteriori, urgenti iniziative”.

In particolare, la Ue dovrebbe “utilizzare pienamente il suo potere commerciale e diplomatico sui grandi fornitori di gas” e introdurre “norme sugli aiuti di Stato ad hoc per consentire agli Stati membri di reagire nei periodi di stress dei mercati energetici con più efficacia di quanto permesso attualmente”. Al tempo stesso, si dovrà istituire “un meccanismo di monitoraggio dei mercati dell’elettricità e del gas”, allo scopo di “prevenire ulteriori criticità nell’inverno che sta per iniziare”.

Gli energivori ritengono inoltre che, sebbene dovuta a un insieme di fattori congiunturali, la crisi in corso fornisca “importanti indicazioni di medio-termine per il pacchetto Fit for 55 e per il quadro normativo per il clima e l’energia nel suo complesso”.

In questo senso, si dovrebbero “evitare improvvisi aumenti del prezzo della CO2 nell’ambito del sistema Ets” e garantire “un’efficace protezione dalla carbon leakage nella revisione della direttiva Ets”.

Altre richieste sono un’adeguata remunerazione alla demand response delle industrie e una politica della concorrenza (ivi incluse le prossime linee guida per gli aiuti di Stato a clima ed energia) che “sostenga la trasformazione industriale”.

Infine, le 11 associazioni premono per la promozione degli acquisti di energia da Fer attraverso Ppa, per “facilitare l’accesso a un’elettricità competitiva a zero emissioni a prezzi più prevedibili rispetto ai mercati spot”.

Su quest’ultimo punto insiste anche la seconda dichiarazione congiunta, sottoscritta da 8 associazioni industriali e da due delle rinnovabili (SolarPower Europe e WindEurope), in cui si chiede al Consiglio Europeo di “sostenere misure che consentano la disponibilità di energia da Fer abbondante, affidabile e a costi accessibili”.

Il caro-energia, avvertono infatti i firmatari, è “una minaccia reale” per la competitiva e la stessa capacità di continuare a produrre e di investire nella transizione dell’industria europea.

La dichiarazione degli energivori è firmata da Cembureau, EuLa, Euroalliages, Eurometaux, Euromines, Eurofer, Fertilizers Europe, Glass Alliance Europe, Exca, European Aluminium e Cerame-Unie. Le ultime quattro associazioni hanno sottoscritto anche la dichiarazione sulle rinnovabili, assieme a Cefic, Cepi, Cogen Europe e Ifiec Europe.