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Giro di Sardegna in kayak per difendere mar Mediterraneo

Con ambasciatore Medsea Gusmaroli, "si naviga tra la plastica"

Redazione ANSA CAGLIARI

Periplo della Sardegna in solitario su un kayak: a bordo l'ambasciatore della Fondazione Medsea Giancarlo Gusmaroli. Obiettivo: vedere, ascoltare e invitare tutti a una riflessione sull'importanza del rispetto del mare, in questo caso del mar Mediterraneo. Centinaia di miglia di navigazione intorno all'isola e decine di persone intervistate. Il giro di boa con l'approdo al porto di Cagliari.

Gusmaroli, nato a Venezia 44 anni fa, ingegnere ambientale e consulente internazionale di gestione integrata delle acque, è partito lo scorso 8 agosto dalla Maddalena. Per ora ha navigato lungo la costa occidentale dell'isola. Ma a ogni tappa intervista "il popolo delle coste": scienziati impegnati nella tutela del mare, pescatori, sportivi, operatori turistici, abitanti delle località costiere, viaggiatori. Ognuno regala "un messaggio nel kayak" che nella pagina Facebook di Gusmaroli e in quella della Fondazione Medsea diventano un coro in difesa di mare e coste. Foto e riflessioni si aggiungono al racconto nella descrizione dell'immenso patrimonio ambientale, nella denuncia di tutti i comportamenti che ogni giorno avvelenano il Mar Mediterraneo. Ora è ospite della Canottieri Ichnusa, ma punta verso Capo Carbonara.

"Sono due viaggi in uno - spiega all'ANSA - basati su osservazione e interazione con la gente. Ho visto bellezze incredibili, quelle note a livello internazionale. Ma anche quelle più nascoste, angoli raggiungibili solo in kayak. Un paradiso che convive con diverse criticità. La peggiore? "Mi trovo spesso a navigare tra la plastica - racconta - e questo è un problema che è emerso dai racconti della gente. Negli arenili più frequentati la Sardegna è molto curata. Ma in alcuni angoli ho riscontrato una situazione preoccupante". Tra i problemi anche quelli del mattone: "Ci sono gli ecomostri - ha detto - con strutture realizzate davanti al mare perché un tempo, ad esempio per le colonie estive, si pensava fosse giusto così. Ma c'è anche l'edilizia diffusa troppo densamente lungo le coste".

Un giro per insegnare a rispettare il mare: "Ogni giorno compiamo un atto volontario non imposto dalla legge come chiudere la porta di casa - ha spiegato - lo facciamo per preservare quello che c'è dentro casa. Lo stesso atteggiamento di rispetto dovremmo averlo per il Mediterraneo. È il nostro mare, è il Mare nostrum". (ANSA).

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