Ceste per la raccolta e la
distribuzione del cibo destinato a chi è diventato povero per le
conseguenze economiche della pandemia di Coronavirus. Verranno
collocate - una cinquantina sono già state messe - in diversi
punti delle città e dei paesi per iniziativa del Comitato
Popolare Difesa Beni Pubblici e Comuni Stefano Rodotà e di Slow
Food Italia. Un progetto - spiegano i promotori - nato "non come
assistenza caritatevole, ma come opera di solidarietà alla pari,
di sensibilizzazione verso il ruolo che i beni comuni, e il cibo
è uno di questi, rivestono nella costruzione di una nuova
prospettiva sociale, politica ed economica.
"Siamo abituati - spiega Ugo Mattei, del Comitato Stefano
Rodotà - a vedere nelle città le fontanelle che offrono acqua a
chi ha sete e non guardiamo a chi beve come a un mendicante! Lo
stesso deve accadere col cibo: le ceste della campagna siano
come fontanelle di cibo bene comune. Abbiamo difeso l'acqua come
bene comune, perchè dovrebbe essere diverso col cibo che è
altrettanto necessario?".
L'elenco dei luoghi con le ceste, o altri raccoglitori, si
trova su www.generazionifuture.org. Si possono donare generi
alimentari non deperibili e confezionati- La distribuzione, pur
seguendo tutte le prescrizioni di sicurezza, sarà libera, non ci
sarà un operatore che consegna materialmente i prodotti.
"Questa iniziativa - afferma Giuseppe Orefice, del Comitato
esecutivo di Slow Food Italia - pone il cibo al centro di una
relazione di solidarietà orizzontale in cui non c'è bisogno che
qualcuno chieda e non c'è bisogno di tramiti fra chi dona e chi
riceve. Vogliamo, in questo modo, creare occasioni in cui il
cibo in quanto bene comune possa restituire a chi è in
difficoltà dignità e sostentamento".
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