Il Direttore della DIA è Maurizio
Vallone, precedentemente Questore di Reggio Calabria; nella sua
carriera ha operato sul fronte sia della mafia siciliana sia
della camorra, contro il clan dei Casalesi. Il dialogo -
realizzato dal giornalista Sergio Nazzaro per Tempi Moderni e
ripreso dall'ANSA - è per comprendere le nuove e ulteriori
emergenze che devono essere affrontate nel contrasto alle mafie
italiane e non solo. "La pandemia sta ponendo nuove e complesse
sfide. Quali sono le priorità che si trova a dover affrontare la
Direzione Investigativa Antimafia?"
La Direzione Investigativa Antimafia ha come mission il
contrasto alla criminalità organizzata autoctona o di matrice
estera. L'emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19
ci pone di fronte a tre grandi sfide: la prima, è rivolta al
contrasto dei tentativi delle organizzazioni criminali di
acquisire appalti pubblici legati al settore sanitario che, in
tale contesto, rivestendo carattere di urgenza, rendono più
difficile l'ordinario percorso di accertamenti preventivi e di
controlli; la seconda, è legata alla necessità di acquisire
strumenti ancora più efficaci di controllo che preservino la
Pubblica amministrazione dal tentativo delle organizzazioni
criminali di acquisire commesse ed appalti legati ai fondi
europei messi a disposizione dall'Unione europea per risollevare
le economie della zona Euro gravemente colpite dalla crisi
economica scaturita dalla pandemia; la terza, quella che al
momento desta maggiori preoccupazioni, è volta a garantire
l'intero sistema economico nazionale, messo a rischio dalla
concreta ed attuale possibilità che le risorse economiche a
disposizione delle organizzazioni mafiose vengano utilizzate per
acquisire aziende italiane, di grandi o medie dimensioni, che si
trovano, oggi, in grave carenza di liquidità per la riduzione
delle attività lavorative o le chiusure legate all'andamento
degli indici pandemici.
"Quali principali trasformazioni ha visto nelle mafie in questi
ultimi decenni e quali i tratti che la preoccupano
maggiormente?"
Sono passati molti anni dalle stragi palermitane e calabresi,
dalle bombe e dagli omicidi eccellenti; risulta chiaro a tutti
noi, ed anche ai mafiosi, che la strategia stragista si è
rivelata un pericolosissimo boomerang per le organizzazioni
criminali. Anche i regolamenti di conti tra organizzazioni, o
all'interno delle stesse organizzazioni, sono ormai tipici solo
della criminalità disorganizzata, segno di gruppi non maturi dal
punto di vista criminale e che hanno ben poco delle strutture
mafiose più evolute. Queste bande criminali sono, per lo più,
bande di trafficanti e spacciatori di stupefacenti che
costituiscono solo il substrato criminale di alcune zone del
territorio nazionale. Sopra a questi soggetti, invece, si
muovono organizzazioni ben più strutturate, e trasversali
rispetto alle consorterie criminali locali, che gestiscono il
traffico internazionale di stupefacenti ed il riciclaggio degli
ingenti profitti derivanti da tale traffico. Questi ultimi sono
in grado di padroneggiare tecnologie e tecniche di business ed
hanno accesso ai mercati finanziari dove operano come grandi
investitori e finanziatori. Il timore maggiore - e la ragione
per la quale la DIA dedica tempo e risorse nel settore
dell'antiriciclaggio e dell'analisi delle segnalazioni di
operazioni sospette - è che le organizzazioni mafiose, se non
efficacemente contrastate, possano infiltrare a tal punto
l'economia legale da non potersi più distinguere l'economia sana
da quella criminale, con la conseguenza di non poter più
recidere le parti malate senza deprimere anche l'intera economia
nazionale.
"A che punto siamo per quanto riguarda sia la consapevolezza
degli altri paesi del pericolo delle mafie e soprattutto qual è
lo stato dell'arte della cooperazione tra i diversi organi
investigativi, soprattutto in àmbito europeo?"
Oggi, i rapporti internazionali sono regolati da molte
normative che consentono gli attraversamenti di frontiera in
caso di inseguimento, la creazione di SIC - Squadre
Investigative Comuni tra differenti Forze di Polizia, i mandati
di cattura internazionali ed altri istituti che hanno facilitato
le attività investigative multilaterali. La DIA, in base ad un
progetto finanziato dalla Ue, è capofila del progetto ONNET, una
rete di comunicazione tra 28 paesi europei ed extraeuropei,
denominata @ON, che consente immediati scambi di informazione
operativi finalizzati al finanziamento di missioni investigative
nei paesi membri.
"Una sua riflessione sulla capacità criminale della 'Ndrangheta.
Ed inoltre quali tra le mafie straniere presenti in Italia
avverte come più pericolosa e penetrante nel nostro territorio?"
Oggi la 'Ndrangheta, seppure leader nel traffico internazionale
di stupefacenti con un ruolo che è da definire nei confronti dei
grandi brooker internazionali operanti in tale settore, non
appare più così monolitica ed impermeabile a fenomeni quali la
collaborazione con la giustizia di affiliati e di imprenditori e
commercianti, sino a ieri costretti all'omertà dal timore che
tale organizzazione mafiosa imponeva loro. Un numero sempre
maggiore di collaborazioni con la giustizia di soggetti appena
tratti in arresto per vari reati sta frantumando quel clima di
omertà e di impenetrabilità che aveva contraddistinto questa
organizzazione mafiosa, realtà sempre più percepita dei
cittadini che, in numero ormai significativo, stanno decidendo
di collaborare alle indagini testimoniando il loro
assoggettamento alle estorsioni mafiose. Ciò anche a seguito
della determinazione con cui i Prefetti, e l'intero Comitato per
l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, stanno valutando positivamente
tali dichiarazioni sottoponendo a efficace protezione i
testimoni consentendo loro di continuare ad operare nella
propria attività imprenditoriale nella stessa provincia di
elezione senza dover essere trasferiti in località protette. Ciò
mina alla base il prestigio delle Ndrine e dei suoi affiliati e
costituisce un importantissimo punto di svolta nella lotta a
tale organizzazione criminale.
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