Zainetto in spalle e quaderni
in mano, i bambini di Borgosesia e di Quarona, Comuni della
Valsesia a trazione leghista, tornano "in classe". Non a scuola,
perché "qualcuno che a Roma non riesce a dare risposte ai propri
cittadini - dicono i sindaci Paolo Tiramani e Francesco
Pietrasanta - ha messo i bastoni tra le ruote", ma in ludoteca e
nella palestra comunale, dove da oggi ricevono un "servizio di
assistenza". Un aiuto ai genitori tornati al lavoro, e che
quindi non possono badare ai propri figli, che ha scatenato le
polemiche: al no della ministra Azzolina, contraria a una
sperimentazione ritenuta in contrasto con le disposizioni in
vigore per il contenimento del coronavirus, si aggiunge la
contrarietà dei sindacati, che parlano di rischi per la salute
delle famiglie e dei bambini stessi, oltre che delle lavoratrici
e dei lavoratori coinvolti. Sindacati che hanno incontrato in
videoconferenza a la ministra e il Cts per le proposte da
valutare proprio per la riapertura delle scuole a settembre, per
la quale sembra essere certo l'uso obbligatorio delle mascherine
in tutte le scuole italiane.
"Dove il governo non è arrivato, arrivano la pubblica
amministrazione e gli enti locali", sostiene Tiramani,
parlamentare del Carroccio, che con il collega di Quarona,
Francesco Pietrasanta, non si è fermato neppure quando, ieri
sera, è arrivato il no della dirigente scolastica dell'Istituto
comprensivo, Raffaella Paganotti, all'utilizzo della scuola. "E'
strano che a poche ore dall'inizio del servizio arrivi uno stop
all'utilizzo delle scuole da preside e provveditorato -
sottolinea Tiramani -: evidentemente al ministro Azzolina, che
non sta dando risposte a precari e famiglie, deve aver dato
fastidio vedere un progetto così a pochi chilometri da casa
sua...".
Nessun "fastidio personale", ribattono dal ministero
dell'Istruzione, al lavoro con gli esperti per consentire di
tornare sui banchi a settembre. Oltre al distanziamento sociale
nelle classi, con banchi separati di almeno un metro e mezzo,
una delle ipotesi è quella di rendere obbligatorio l'uso della
mascherina, oltre che per docenti e personale, per tutti gli
studenti sopra i sei anni, con un costo secondo il Codacons di
oltre un miliardo di euro per le famiglie. "Stiamo raccogliendo
tutte le istanze - sottolinea Azzolina -. Servono proposte
concrete, dobbiamo essere operativi, andare veloci e chiudere
quanto prima i Protocolli. Abbiamo davanti una sfida importante:
lavorando insieme possiamo riportare a scuola in sicurezza
personale e studenti".
Questa mattina a Borgosesia anche Leonardo, sei anni, uno dei
primi bambini a presentarsi "in classe", indossava la
mascherina. "Sentivo la mancanza dei compagni di classe - spiega
-, ritrovare gli altri bambini è stato davvero bello". Una
emozione condivisa con le educatrici: "Dopo due mesi che non
stai a contatto con i piccoli, rivederli è un'emozione. Anche
per loro è stata dura tutto questo tempo senza il contatto con i
compagni", Raffaella La Placa, educatrice di Serravalle Sesia
(Vercelli) che si occupa di un gruppo di bambini delle
elementari. Cinque i banchi distanziati l'uno dall'altro
all'interno dello stabile individuato dall'amministrazione
comunale come alternativa alle scuole cittadine. "Stamattina
abbiamo iniziato a fare conoscenza - aggiunge Pamela Bianchi,
operatrice impegnata con un altro gruppo di bambini delle
elementari, tra cui due fratelli -; proseguiremo con alcuni
compiti, disegni e lavoretti, prima di poter andare a fare una
passeggiata nel parco".
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