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La cultura del caffè in Italia, dal Florian agli specialty coffee

La cultura del caffè in Italia, dal Florian agli specialty coffee

Da Ditta Artigianale a Nespresso con Ferragni la tradizione si rinnova

03 febbraio 2023, 20:53

di A.M.

ANSACheck

Chiara Ferragni che firma con Nespresso una collezione dedicata a Milano qui in una foto della campagna scatta al Caffè Greco di Roma in Via Condotti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiara Ferragni che firma con Nespresso una collezione dedicata a Milano qui in una foto della campagna scatta al Caffè Greco di Roma in Via Condotti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Chiara Ferragni che firma con Nespresso una collezione dedicata a Milano qui in una foto della campagna scatta al Caffè Greco di Roma in Via Condotti - RIPRODUZIONE RISERVATA

La tradizione del caffè in Italia è così forte da ritenere che sia qualcosa di tipico del nostro paese. Il caffè è parte integrante della cultura italiana, basti pensare che la routine quotidiana della maggior parte di noi comincia con una tazzina di caffè, un vero e proprio rito che poi a metà mattina diventa anche un momento di socialità al bar. Secondo i dati di YouGov 2021 i consumatori italiani bevono caffè per diverse ragioni: il 68% per una questione di gusto e aroma, il 58% per concedersi una pausa; 3.5 persone su 10 si affidano alla bevanda per stare svegli e ben il 25% degli intervistati considera il caffè è elemento di socializzazione. Non stupisce allora che dai dati emerge come l’80% degli italiani maggiorenni beve regolarmente caffè, mentre solo il 5% non lo beve mai. In Italia pensiamo al caffè come un nostro elemento distintivo. E questo è in parte vero, ma non dobbiamo dimenticare che il caffè e le sue tradizioni vengono da un incontro di culture.
Le origini del caffè in Europa sono italiane, perché la prima comparsa del caffè in Europa risale al 1570 e riguarda la laguna di Venezia. Nello specifico, sembra che ad aver importato il caffè sia stato il medico del console di Venezia in Egitto che, al suo ritorno nella penisola italiana, ne portò alcuni sacchi. Da allora, a Venezia il caffè iniziò ad essere conosciuto tra i più nobili – a causa del suo prezzo elevato – e in ambito medico, per le sue numerose proprietà “benefiche”. Presto, però, si diffuse a livello popolare e furono create le prime botteghe del caffè, come in Oriente.
La prima “bottega del caffè”, il caffè Florian,
sorse proprio a Venezia, sotto il porticato che si affaccia sulla spettacolare Piazza San Marco. In breve tempo questa si trovò a scontrarsi con la concorrenza e fu proprio per questo che, nel 1716, pubblicò a scopo pubblicitario un opuscolo in cui si esaltavano i benefici del caffè. Solo pochi decenni dopo a Venezia si contavano più di 200 caffetterie e, da Venezia, il caffè si diffuse altrettanto rapidamente in altre città italiane, tra cui Padova, Torino, Roma, Napoli.
Le caffetterie acquisirono progressivamente maggior prestigio perché erano frequentate abitualmente da personaggi di prestigio e di spessore culturale, tra cui letterati, filosofi e politici che si riunivano attorno ad un tavolo, con una tazzina di caffè italiano in mano, a discutere, a scrivere e a scambiarsi opinioni. Quindi proprio grazie alle botteghe, il caffè assunse l'importanza sociale che oggi gli viene attribuita in Italia: una bevanda simbolo di chiacchiere tra amici e parenti, occasione di scambio di idee e momenti di spensieratezza. Tra i tanti caffè storici antichi il Gran Caffè Quadri nella Venezia del '700, che può vantare tra i suoi clienti Stendhal, Lord Byron, Alexandre Dumas, Wagner, Marcel Proust e Woody Allen. E ancora a Venezia la Torrefazione Marchi, frequentata dai futuristi veneziani, da Depero, Mastroianni, Alberto Sordi, Vittorio De Sica e molti altri. Il Veneto ospita un altro ritrovo illustre, ovvero il Caffè Pedrocchi di Padova locale-simbolo cittadino dall’inaugurazione nel 1831. L'Antico Caffè Greco a Roma in Via Condotti , fondato nel 1760 ai cui tavoli si sono seduti Giacomo Leopardi, Goethe, Gogol, Henry James, Casanova, Canova, Keats, Andersen, Thomas Mann, Rossini, Liszt, Silvio Pellico, Shelley, Schopenhauer, Mark Twain, Wagner, Joyce, Orson Welles, Ibsen. A Napoli c'è lo storico Gran Caffè Gambrinus dal 1860 affacciato su Piazza Plebiscito, sbocciato nel periodo della Belle Époque richiamò persino Oscar Wilde, Gabriele D’annunzio e L’imperatrice Sissi. A Trieste il Caffè Tommaseo dal 1830, il più antico in città, così chiamato in onore dello scrittore dalmata. E poi il Caffè degli Specchi del 1839 e il Caffè San Marco, aperto nel 1914 luogo d’incontro di irredentisti, ricostruito negli anni Venti ha visto tra i commensali Saba, Svevo. A Torino dal 1763 il Caffè Al Bicerin frequentato da Alexandre Dumas e Camillo Benso Conte di Cavour e ancora l’ottocentesco Caffè Mulassano, dove nel 1926 nacque il tramezzino, il Caffè Baratti e Milano in Piazza Castello, vincolato dai beni culturali, e il Caffè Fiorio, inaugurato nel 1780 fu ritrovo dei nobili dell’epoca e particolarmente amato da Nietzsche. Sempre in Piemonte è tappa obbligatoria il Caffè Arione di Cuneo, aperto nel 1923 è il locale a cui dobbiamo l’invenzione dei Cuneesi al rhum. A Firenze non si può ignorare il Caffè Le Giubbe Rosse, intramontabile crocevia di artisti e letterati, fondato nel 1897.
La vera trasformazione si è attuata in Italia negli ultimi 150 anni, con l’introduzione della macchina da caffè espresso, brevettata in Italia alla fine dell’’800. L’espresso è infatti uno dei tanti metodi di preparazione del caffè ma sicuramente il più diffuso e apprezzato nel nostro paese, e vede i suoi albori nel 1884 quando il proprietario di due locali storici a Torino, Angelo Morimondo, presentò una macchina di sua invenzione, per rispondere alle esigenze della sua clientela con un metodo veloce di preparazione del caffè, detto appunto “espresso”.
L’Italia è dunque la patria spirituale dell’espresso, dove è nata la definizione stessa della bevanda, caratterizzata inizialmente da una tradizione di tostatura lenta e scura e, spesso, ad alto contenuto di Robusta. All’epoca, le macchine per tostare, come i forni per la pizza, erano infatti spesso a legna. La tostatura era per forza di cose più lenta e la scelta dei caffè utilizzati nelle miscele era in gran parte dettata da ciò che era più facilmente reperibile, ovvero i Robusta dell’Africa Occidentale, gli Arabica dell’Africa Orientale e, naturalmente, l’amato Brasile.
Intorno alla metà del Novecento il caffè in Italia è quindi una tazza scura e intensamente tostata che si ispira alle atmosfere dei tradizionali bar di inizio secolo nel nostro paese, in cui il caffè si consumava in piedi. Poi, con il boom economico e un mondo più connesso e aperto a nuove possibilità, i torrefattori si sono pian piano allontanati dal sentiero tradizionale delle dense miscele di Robusta a tostatura scura, e hanno cercato di rinnovarsi con nuove vivaci proposte, in cui nuove miscele a base di Arabica si sono affiancate alle proposte più tradizionali, evolvendosi fino alla proposta degli specialty coffee, che esplora e promuove inediti sapori dall’acidità più pronunciata. Gli specialty coffee, un trend che da qualche anno fa da ponte tra la tradizione dell'espresso e la 'new wave' del caffè artigianale con miscele nuove e originali dal particolare pregio gustativo. A Pitti Taste, il salone di Firenze a febbraio, Ditta Artigianale, la prima linea italiana di caffetterie dedicata al consumo consapevole di caffè e microroastery porterà infatti al salone del gusto firmato Pitti Immagine un caffè monorigine da ‘Guinness’, il “Candy Geisha”, varietà proveniente dalla Colombia, venerata ed apprezzata per le sue note floreali e fruttate, che ha un costo superiore ai 100 euro al chilo. Il motivo di un prezzo così elevato risiede prevalentemente nel complesso processo di lavorazione, che oltre ad essere molto dettagliato viene diviso in 3 fasi: inizialmente le bacche vengono pulite con ozono, per ridurre il carico microbiologico indesiderato, poi vengono introdotte in fermentatori di acciaio inox con l’aggiunta di CO2, in modo da prevenire l’ossidazione dei composti presenti nella polpa, infine i chicchi vengono lavati con tecnica dello shock termico che permette di fissare rapidamente i composti di fermentazione.
Un altro brand che ha negli anni arricchito la collezione portando una nuova cultura del caffè è Nespresso. Ora, con una operazione 'inversa',arricchisce la sua gamma di caffè totalmente dedicata alle tradizioni e ai sapori italiani, Ispirazione Italiana, con un caffè che riporta al gusto della tradizione. Milano Intenso, il nuovo caffè che prende ispirazione dalla storia italiana del caffè e delle sue tradizioni di consumo, è l’emblema: un caffè dal gusto deciso con note di cereali tostati e cacao,  che trovano il loro equilibrio con una nota di confettura di frutta e punte più speziate, che rendono questa miscela deliziosamente complessa.che racconta l'eleganza, la storia e l'esperienza del caffè in Italia. Il caffè e la collezione di macchina e accessori in limited edition sono stati realizzati in collaborazione con Chiara Ferragni. Milano Intenso, edizione limitata 2023, è composto per lo più da Arabica latino-americani, la cui tostatura medio-scura rende omaggio all'eredità del caffè di questa città. Dal look tutto italiano e ideato proprio da Chiara Ferragni, la collezione in edizione limitata ricorda Villa Necchi Campiglio e Palazzo Montedoria a Milano, le principali fonti di ispirazione per il design; in particolare, il motivo a diamante all'interno della Villa ha ispirato l’estetica a rombi di e i toni del verde e dell’oro di entrambi gli edifici sono presenti in tutta la collezione.

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