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ZF studia 'mal d'auto' provocato da sistemi assistenza guida

AI emotiva per ovviare alle conseguenze dell'autonomous drive

Redazione ANSA

La diffusione di modelli caratterizzati da un grado di automazione sempre più elevato comporta purtroppo, oltre ai noti vantaggi in termini di sicurezza, fluidità del traffico e confort di viaggio, anche un aumento del cosiddetto 'mal d'auto'. Una problematica che è allo studio da parte di ZF, il Gruppo tedesco impegnato oltre che nella componentistica tradizionali anche nei sistemi per l'elettrificazione e la guida semiautonoma e autonoma. Secondo i ricercatori di ZF il 'mal d'auto' si presenta poiché guidatore e passeggeri nei modelli ad alta automazione non guardano più fuori dal parabrezza o dai finestrini - e sono magari seduti in senso opposto alla direzione di marcia - e possono anche essere occupati in altre attività, prima fra tutti leggere smartphone e tablet. Capogiri, mal di testa e nausea sono gli effetti collaterali che ne possono derivare, e che risultano molto sgradevoli per due terzi di tutte le persone che viaggiano in auto.Il professore Daniel J. Strauss - che è specialista di neurotecnologie, è direttore dell'unità Systems Neuroscience & Neurotechnology Unit (SNNU) dell'università del Saarland e dell'HTW Saar - lavora nel dipartimento di ingegneria avanzata di ZF e si sta occupando di studiare i movimenti dei veicoli in relazione al loro effetto sull'uomo. ''Le persone si sentono quasi sempre male - ha detto Strauss - se non possono guardare fuori dal finestrino. Il conducente di un veicolo non soffre di mal d'auto ma un passeggero che viaggia sui sedili posteriori che lavora o legge spesso inizia a sentirsi poco bene. Due terzi delle persone soffre di mal d'auto, un terzo di loro con sintomi gravi. In genere le donne sono più soggette al fenomeno degli uomini, lo stesso vale anche per i bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni''. Tutto deriva dal fatto che Il cervello umano fa continuamente previsioni, chiedendosi ad esempio quale sarà il prossimo avvenimento e in che modo si relazionano le immagini con il movimento percepito. Se il cervello non è in grado di anticipare i movimenti che stanno per verificarsi, ecco che si crea una anomalia: Il cervello che non è in grado di mettere in relazione la previsione con le sensazioni provate genera quel conflitto sensoriale che causa il mal d'auto. Per ovviare al mal d'auto gli esperti di ZF stanno pensando a soluzioni facilmente praticabili e che l'azienda sta sviluppando parallelamente all'implementazione della guida autonoma. Il progetto prevede tre fasi: nella prima (percezione) è necessario concentrarsi sul riconoscimento della condizione di malessere del passeggero; la seconda fase (riflessione) si occupa dell'analisi dei dati, mentre la terza (azione) si basa sul collegamento tra i dati percepiti ed elaborati con gii attuatori dell'auto per adottare le contromisure o le misure preventive adeguate. Una volta rilevato il conflitto sensoriale in uno o più occupanti dell'auto passeggero e valutato il grado di 'mal d'auto', la cosa più importante - afferma ZF - è neutralizzare il malessere cambiando il modo in cui si muove il veicolo, con l'intento di impedire il manifestarsi degli effetti più estremi.

A tal fine ZF ha preparato un concetto iniziale chiamato intelligenza artificiale (AI) emotiva e che attualmente in fase di sviluppo e di verifica.

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