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Diffusione auto BEV, Francia stima -20% ricavi aftermarket

Per ANFA 31.000 posti in meno nel 2036. Crescerà spesa per gomme

Redazione ANSA ROMA

Arriva dalla Francia, uno dei mercati in cui la transizione verso l'elettrico è più rapida, un allarme sulla trasformazione del business dei servizi post-vendita. Secondo uno studio della Association Nationale pour la Formation Automobile (ANFA) se nel 2036 si dovesse arrivare ad una composizione del parco circolante con un 30% di auto 100% elettriche, il fatturato complessivo per concessionarie, autofficine, elettrauto, ricambiati e carrozzerie potrebbe diminuire del 20%, con un pesante impatto non solo sulle imprese ma anche sull'occupazione. Il rapporto dell'Observatoire de l'ANFA (anfa-auto.fr/observatoire) tiene conto di 3 scenari al traguardo del 2036.

Uno definito 'basso' immagina una situazione in cui le vendite dei modelli BEV - anche per un alleggerimento della pressione della Ue e delle altre autorità sui limiti delle emissioni - non raggiungono i traguardi previsti. Uno scenario mediano corrisponde invece agli obiettivi sulla CO2 per la scadenze del 2025 e del 2030, ma senza una vera rivoluzione elettrica. Le stime più interessanti sono quelle che derivano dallo scenario 'alto', in cui fra 15 anni i modelli BEV diventeranno lo standard del mercato e l'industria automobilistica potrà essere profittabile in questo ambito - grazie alla riduzione dei costi - già dal 2024 in poi, anche senza sovvenzioni governative. Se queste previsioni dovessero avverarsi - si legge sul rapporto ANFA - le vendite annuali dei BEV dovrebbero salire al 75%, portando la quota sul parco circolante al 30%. La maggior parte dei mezzi sulle strade francesi, resterà comunque dotata di motori tecnici (soprattutto grazie alla fetta dei veicoli commerciali leggeri) con un 29% di propulsori a gasolio, un 31% di benzina e un 9% fra ibridi e ibridi plug-in.

ANFA elenca gli elementi dei modelli 100% elettrici che richiedono meno manutenzione rispetto ad un'auto tradizionale. Freni e sterzo sono meno sollecitati, le sospensioni risentono un po' del maggiore peso, così come i pneumatici che nei BEV si usurano più in fretta, mentre non essendoci parti 'calde' in movimento non si richiedono il cambio dell'olio, il filtraggio dell'aria (esclusa la climatizzazione) e non ci sono usure del cambio e della frizione. Lo scenario 'alto' delinea dunque una forte diminuzione in Francia del business della manutenzione e della riparazione tradizionale, con una caduta del 10% a 42 miliardi di euro, pur potendo contare nel 2036 alla presenza nelle officine di un 69% di mezzi con motori tradizionali e solo del 21% di BEV. Tre aspetti vengono sottolineati in questo studio: l'incremento del 10% del costo orario della manodopera a causa della maggiore complessità elettronica dei modelli elettrici ma anche la crescita della spesa per i pneumatici (oggi sono il 17% della spesa, arriveranno al 20% nel 2036).

Infine il possibile aggravamento delle spese per riparazioni di carrozzeria per incidenti stradali. ANFA, su questo tema che non sempre viene valutato quando si parla di transizione elettrica, è chiara: i modelli BEV hanno una sinistrosità maggiore (+20% in Norveglia) sia per la rapidità delle accelerazioni, sia per l'assenza di rumore (incidenti con pedoni e ciclisti). Se non interverranno drastiche decisioni su equipaggiamenti obbligatori di ADAS e su limitazioni delle prestazioni in ambito urbano, al 2036 la voce carrozzeria potrebbe crescere e di parecchio, anche per la complessità di alcuni modelli. Complessivamente la stima della Association Nationale pour la Formation Automobile è di una perdita complessiva in Francia di 31.000 posti di lavoro nel caso che il parco circolante di auto elettriche raggiunga il 30% nel 2036.

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