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Hiv:45 mila morti in Italia in 40 anni,oggi si può curare

Hiv

Hiv:45 mila morti in Italia in 40 anni,oggi si può curare

Oggi la giornata mondiale. Esperti Gemelli, guardia sempre alta

ROMA, 30 novembre 2021, 12:29

Redazione ANSA

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hiv - RIPRODUZIONE RISERVATA

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anti traguardi raggiunti nelle cure, ma anche tanti e nuovi problemi nella gestione di un'epidemia che ha fatto in tutto 45000 vittime solo in Italia: è così che si celebrano i 40 anni di AIDS nella Giornata mondiale che cade come ogni anno, 1 dicembre. Lo spiegano ben tre generazioni di medici che al Policlinico Gemelli di Roma si sono succedute nell'assistenza ai pazienti con Hiv e Aids, con lo stesso impegno ed entusiasmo dei primi tempi.
    I problemi del presente sono per certi versi ancora più subdoli di 40 anni fa quando non c'erano cure, e si declinano in sei casi su 10 di malattia diagnosticati in ritardo, in un aumento delle donne italiane infettate dal virus e in un aumento degli 'insospettabili' contagiati, dai professionisti agli studenti universitari. Il problema della diagnosi precoce - da cui dipendono cure tempestive ed efficaci - resta spinoso più che mai da quando si sta fronteggiano l'emergenza Covid. Infatti, il SARS-Cov-2 ha fatto 'chiudere' tanti ambulatori di malattie infettive durante i lockdown. Mai però quello del Gemelli che è rimasto sempre aperto, anche per le persone con infezione da HIV/AIDS. Non a caso "da marzo 2020 ad aprile 2021 - ricorda l'infettivologa Simona Di Giambenedetto, UOC Malattie infettive del Policlinico Universitario Gemelli IRCCS - abbiamo diagnosticato 54 nuovi casi, un dato nettamente in controtendenza col resto dell'Italia (in tutto il 2020, le diagnosi di AIDS in Italia sono state appena 1.303).
    La fascia d'età più interessata dalle nuove diagnosi è quella tra i 25 e i 29 anni.
    L'AIDS è ancora una malattia potenzialmente mortale senza un adeguato trattamento. "Non bisogna insomma abbassare la guardia- riflette l'infettivologa del Gemelli Elena Visconti - ed è necessario accettare l'idea che è una malattia di 'tutti' e quindi, tutti quelli con comportamenti a rischio dovrebbero fare lo screening".
    "Dal 1981 anno in cui i primi casi di Aids sono stati segnalati.
    - spiega il direttore di Malattie Infettive Roberto Cauda - sono stati ottenuti risultati straordinari consentendo di trattare con successo l'HIV alla stregua di altre malattie croniche.
    Dalla 'disperazione' dei primi anni si è passati alla 'speranza' e oggi alla 'cura'", ricorda. Ma la lotta non è ancora conclusa, l'obiettivo fissato dall'OMS è terminare l'epidemia di AIDS entro il 2030.
   

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