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Melanoma, la grandezza delle cellule tumorali guida la scelta per cure migliori

Melanoma, la grandezza delle cellule tumorali guida la scelta per cure migliori

Terapie personalizzate, più efficaci in base al tipo di malattia

ROMA, 30 gennaio 2023, 16:14

Redazione ANSA

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Melanoma - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le dimensioni delle cellule tumorali nel melanoma consentono di prevedere prognosi e terapia migliore per ciascun paziente, permettendo potenzialmente di massimizzare le chance di successo delle cure. Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances.

   In genere si riteneva che le cellule tumorali fossero "un guazzabuglio di dimensioni diverse", afferma Chris Bakal dell'Institute of Cancer Research di Londra che ha condotto il lavoro utilizzando immagini ad alta potenza per valutare come i cambiamenti genetici influenzino le dimensioni di milioni di cellule di melanoma.

    Il melanoma si sviluppa dalle cellule della pelle chiamate melanociti ed è il tipo più grave di cancro della pelle.
    Gli scienziati hanno scoperto che le cellule più piccole avevano una dimensione di circa 17 micrometri (μm), mentre le più grandi avevano una dimensione media di 50μm. Le cellule più piccole contenevano quantità più elevate di proteine che riparano il DNA, il che suggerisce che possono tollerare un numero maggiore di danni al DNA. Queste cellule potrebbero quindi essere più vulnerabili ai farmaci che bloccano la riparazione del DNA, in particolare se combinati con la chemioterapia, che danneggia il DNA, spiega Bakal.

    Le cellule più grandi, invece, contenevano danni al DNA e facevano meno affidamento sugli strumenti di riparazione del DNA. Secondo i ricercatori, questo potrebbe rendere la chemioterapia meno efficace su queste cellule e più efficace l'immunoterapia, se appaiono "più estranee" al sistema immunitario. Infatti, l'immunoterapia aiuta il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali.

    Creare una strategia di trattamento basata sulle dimensioni delle cellule del melanoma potrebbe contribuire a ridurre gli effetti collaterali che alcune persone sperimentano durante l'assunzione di farmaci antitumorali, afferma Bakal. I risultati potrebbero anche migliorare la nostra comprensione delle cellule tumorali in generale.

    I ricercatori stanno studiando se risultati simili possano essere applicati ai tumori della testa e del collo.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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