Non solo nutrimento, liquidi e anticorpi. Dalla placenta materna il feto riceve anche microplastiche. Certamente a livelli infinitesimali ma, probabilmente non senza conseguenze, in particolare sulle difese immunitarie e sul metabolismo del nascituro. Prende spunto da questa scoperta, che ha fatto molto scalpore alcuni mesi fa, il libro "Nati con la camicia... di plastica", appena pubblicato da Aboca Edizioni. Non un volume in più che spiega cosa siano e come viaggino nell'ambiente queste microscopiche e onnipresenti particelle, ma il punto di vista di un ginecologo ostetrico su questo tema che riguarda la vita e il futuro di tutti. A firmare il libro è Antonio Ragusa, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Fatebenefratelli dell'Isola Tiberina di Roma, autore di un articolo scientifico pubblicato a dicembre scorso che mostrava come alcuni frammenti di microplastiche si trovassero anche nella placenta umana. Come siamo arrivati a questo e quali le soluzioni per uscirne, sono le due domande che guidano la riflessione. "La plastica - spiega Ragusa - è un materiale di fondamentale importanza e per alcune cose irrinunciabile. Eppure degli anni '60 a oggi ne abbiamo abusato, andando a utilizzarla per oggetti di qualsiasi tipo, dalle tovaglie alle bottiglie, dai piatti ai giocattoli. Il risultato è che non c'è spiaggia che non ne sia contaminata, ma l'eco raggiunta dalla ricerca che per la prima volta ne ha trovate tracce nella placenta, è riuscita a toccare l'immaginario delle persone". Due, e forse complementari, secondo Ragusa, le possibili vie con cui le microplastiche entrano nel grembo materno. "O attraverso attraverso il cibo e l'intestino, oppure attraverso le vie respiratorie". Il problema sono le possibili conseguenze. "Sull'uomo mancano studi ma i dati che abbiamo sugli animali, inclusi mammiferi, mostrano che la plastica può alterare i meccanismi delle difese immunitarie e modificare il modo in cui l'organismo gestisce il metabolismo dei grassi. Si è vista un'associazione, anche se non abbiamo ancora la prova che vi sia un rapporto di causa ed effetto, tra l'aumento del consumo di plastica e l'aumento del sovrappeso e dell'obesità a livello globale".
In collaborazione con:
Aboca