È denso di luci e ombre il rapporto degli italiani con i farmaci generici. In particolare per quanto riguarda un livello informazione non sufficientemente accurato. A frenare oggi i potenziali consumatori sono abitudine (26%) e diffidenza (22%), frutto proprio di una conoscenza non sempre adeguata. Lo evidenzia un’indagine presentata al convegno Egualia, condotta nel mese di giugno da SWG, su un campione di 4.534 maggiorenni residenti in Italia.
Dal rapporto emerge che tre quarti degli intervistati dichiarano di avere ben presente cosa si intende quando si parla di farmaci generici o equivalenti (75%), il 90% riconosce che il farmaco generico/equivalente costa meno ma solo il 34% degli intervistati è certo che sia identico al farmaco di riferimento. I dati sottolinea il rapporto “evidenziano complessivamente un livello di informazione non sufficientemente accurato che si traduce in una chiara discriminante all’acquisto”.
Una incertezza di fondo che porta il 29% del campione ad acquistare spesso farmaci generici, un 40% ad acquistarli occasionalmente e un 31% a non acquistarli o ad acquistarli solo di rado. Nel processo di scelta il ruolo dei medici e dei farmacisti appare centrale. Sia nell’acquisto di farmaci da banco che per i farmaci prescritti dal medico, solo una percentuale compresa tra un quinto e un quarto del campione, afferma di chiedere sempre di poter avere il farmaco generico, anche se oltre il 40% degli intervistati preferirebbe acquistarlo, laddove presente.
Fondamentale il ruolo di medici e farmacisti, alle cui indicazioni si affidano due intervistati su tre e che, quindi, possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione dell’utilizzo di farmaci generici. La tendenza a scegliere un farmaco equivalente o di marca cambia anche in funzione del tipo di medicinale che si deve acquistare: il 61% degli intervistati acquisterebbe sicuramente un antidolorifico o un antinfiammatorio “equivalente”; solo il 35% un anticoncezionale.
In collaborazione con:
Egualia