(ANSA) - ROMA, 22 APR - "Il Sars-CoV2 causa un'infiammazione
molto importante che in alcuni soggetti persiste anche dopo la
risoluzione della malattia e la negativizzazione al virus. In
molte persone rimane uno stato di astenia come quello che sta
affrontando la Regina Elisabetta". Arianna Di Stadio,
neuroscienziata docente all'università di Catania, studia da
tempo gli effetti del long Covid.
"L'infiammazione è causata dalla proteina Spike, l'aggancio
che permette al virus di infettare le cellule e diffondere la
malattia nel corpo. Il nostro esercito immunitario fa fronte
all'infezione in vari modi; il primo è a livello locale,
bloccandone l'ingresso e limitando l'infezione nelle alte vie
respiratorie. Nel caso questo sistema non funzioni e il virus si
diffonda, il sistema immunitario affronta l'infezione
combattendo il virus", afferma l'esperta.
"Il virus grazie alla potente infiammazione che determina, crea
un diversivo per le cellule del sistema immunitario così da
diffondersi in vari organi. Con il diffondersi
dell'infiammazione alcune cellule "spaventate" dal dilagare
dell'attacco nemico, agiscono usando un'eccessiva forza che
causa in alcune persone la "tempesta da citochine". Le citochine
stesse causano un ulteriore infiammazione che impatta
negativamente sul sistema immunitario. Le citochine
infiammatorie così come i "caduti sul campo" sono i responsabili
della stanchezza", spiega Di Stadio.
"Più il sistema immunitario ha sofferto per la guerra contro il
COVID, più si è stancato, più fa fatica a far tornare il nostro
esercito immunitario in forma. Accade che le cellule immunitarie
non in perfetta forma continuano a produrre citochine
infiammatorie e la cattiva infiammazione è altresì responsabile
dell'astenia. Ma si puó combattere questo disturbo", afferma la
neuroscienziata.
"Alcune molecole potrebbero essere di aiuto per rinfrancare il
sistema immunitario agendo a vari livelli. Il
palmitoiletalonamide - spiega - è in grado di ridurre il livello
di citochine infiammatorie migliorando l'ambiente immunitario e
rinfrancandolo. Sebbene le evidenze scientifiche siano a
supporto dell'utilizzo della molecola prevalentemente per
trattare la neuro-infiammazione, a causa della sua capacità
"anti-infiammatoria" puó essere un valido supporto anche per
rinfrancare il sistema immunitario ed essere efficace per
contrastare la fatica post-infezione", conclude la
neuroscienziata. (ANSA).