Formazione anticontagio e referenti
Covid che garantiscano sistemi di allerta e sorveglianza anche
all'interno di insediamenti e occupazioni abitative. Si fa
prevenzione anche così: raggiungendo le realtà meno visibili. A
Roma, Medici Senza Frontiere punta a raggiungere nelle strutture
occupate o nei campi spontanei in media una persona ogni dieci,
informandole sulle regole di distanziamento, sulla sanificazione
e la gestione delle quarantene, in modo che che ognuno di loro,
a sua volta, riporti le informazioni agli altri coabitanti e in
qualche modo si faccia promotore della loro sicurezza.
L'obiettivo sono "la consapevolezza e l'autodeterminazione", in
modo che anche chi ha condizioni abitative precarie possa
prendere delle precauzioni a tutela propria e della comunità.
A raccontare quest'esperienza è Francesca Zuccaro,
coordinatrice dei progetti su Roma dell'organizzazione: "La
nostra attività è finalizzata a dare strumenti per prevenire
l'infezione, identificare i sintomi, e indicare a chi rivolgersi
in caso di sospetto. All'interno di strutture comunitarie gli
interventi sono volti a creare una sorta di resilienza interna,
con le figure dei referenti Covid, che possono garantire sistemi
di allerta e sorveglianza".
Due giorni alla settimana sono dedicati alla formazione, in
piccoli gruppi, nel rispetto del necessario distanziamento. Gli
operatori di Medici senza Frontiere sono presenti in una decina
di insediamenti e occupazioni abitative, sul territorio della
Asl Roma 2 nel quadrante est e della Asl Roma 1. Informazione
agli abitanti e formazioni specifica su come gestire gli spazi
in comune, per la prevenzione, quando si rende necessario
l'isolamento e come attuarlo. E' prevista anche una parte
pratica, di sanificazione degli spazi, con lo staff di Msf, che
mette a disposizione materiale per la pulizia, tute, mascherine
e visiere. "In questo modello di sistema d'allerta e
sorveglianza in collaborazione con le autorità sanitarie, il
nostro ruolo è anche quello di creare comunicazione e fiducia
tra queste e una popolazione che spesso risulta esclusa dai
servizi sanitari - aggiunge Zuccaro -. Interveniamo con
personale sanitario, che si occupa di monitorare soprattutto le
persone in quarantena e con vulnerabilità mediche, mediatori
culturali e figure tecniche specifiche di prevenzione e
controllo delle infezioni, per le informazioni su aerazione e
sanificazione. Lo scopo è accrescere il livello di
consapevolezza e autodeterminazione". "Il fatto che le persone
si rivolgono a noi o le autorità sanitarie ci dà il polso di
quanto la formazione all'interno delle comunità stiano
funzionando", conclude Zuccaro.
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