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Rischio demenza 4 volte più alto per chi ha disturbi mentali

Rischio demenza 4 volte più alto per chi ha disturbi mentali

I sintomi insorgono 5 anni prima che nella popolazione generale

ROMA, 17 febbraio 2022, 14:27

Redazione ANSA

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Rischio demenza 4 volte più alto per chi ha disturbi mentali - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rischio demenza 4 volte più alto per chi ha disturbi mentali - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rischio demenza 4 volte più alto per chi ha disturbi mentali - RIPRODUZIONE RISERVATA

I disturbi mentali potrebbero, con il passare degli anni, spalancare le porte alla demenza. Lo sostiene uno studio coordinato dall'Università del Michigan e pubblicato su JAMA Psychiatry, che ha mostrato come le persone con problemi mentali abbiano un rischio 4 volte maggiore di sviluppare demenza nel corso della vita.
    Le evidenze sono emerse in 30 anni di osservazione (dal 1988 al 2018) su un campione di 1 milione e 700 mila neo zelandesi.
    In questi 30 anni, 64.857 persone (il 3,8%) sono state identificate come affette da un disturbo mentale e 34.029 (il 2%) hanno ricevuto una diagnosi di demenza. I ricercatori hanno però notato che la demenza era più frequente tra gli individui con un disturbo mentale. In particolare, il 6,1% delle persone a cui era stato diagnosticato un problema mentale aveva ricevuto negli anni successivi anche una diagnosi demenza. Tra le persone senza disturbi mentali le diagnosi di demenza erano l'1,8%.
    I dati ricavati dallo studio hanno permesso, dunque, di stimare per le persone con problemi mentali un rischio 4,24 volte più alto di sviluppare demenza. In particolare il rischio era 2,7 volte più alto per la malattia di Alzheimer e 5,8 volte più alto per le altre demenze. L'insorgenza dei sintomi avveniva, peraltro, in media, con 5,6 anni di anticipo rispetto alle persone senza disturbi mentali.
    "I problemi di salute mentale non sono una condanna che si traduce sempre in demenza", precisa in una nota Leah Richmond-Rakerd, dell'Università del Michigan, prima firmataria dello studio. Per i ricercatori, infatti, i risultati dello studio devono piuttosto rappresentare una spinta alla prevenzione e alla cura dei disturbi mentali fin dalla prima infanzia, perché questo potrebbe migliorare la salute delle persone e contribuire a prevenire il deterioramento cognitivo.
   
   

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