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Carlotta e il tumore al polmone, la carezza preziosa di un volontario mi ha indicato una strada

Un gesto che l'ha spinta ad impegnarsi in prima persona

Redazione ANSA ROMA

La carezza tenera di un volontario mentre era in ospedale. Uno sconosciuto di cui ricorda la faccia, gli occhi e che quando lei meno se lo aspettava le ha voluto regalare questo gesto, così semplice e prezioso in un momento difficile. Questa è una delle immagini che Carlotta Occhiena, 49 anni, ha più vive nella mente nel raccontare la sua battaglia contro un tumore al polmone aggressivo, che l'ha colpita nel 2012. Un gesto che l'ha spinta, successivamente, ad impegnarsi in prima persona nel mondo del volontariato. Una battaglia nella quale ha dovuto fare i conti con interventi chirurgici, terapie, difficoltà anche di tipo psicologico nell'accettare ciò che le stava accadendo e che ora l'ha riportata, seppure con le difficoltà del caso, a riprendere in mano la propria vita e ad avvicinarsi al mondo del volontariato per i malati oncologici.


    "Da un mese avevo la tosse e non mi sentivo molto bene. Ero direttrice di una galleria d'arte e imputavo agli orari stressanti il fatto di sentirmi stanca- racconta - il medico pensando che fosse qualcosa di più lieve mi aveva dato tachipirina ma ricordo esattamente quel giorno, il 21 giugno, in cui invece un sostituto, un ragazzo giovane, ha capito che c'era qualcosa che non andava e mi ha mandato in Pronto Soccorso con un foglio. Avevo paura. Sentivo in qualche modo che si trattava di una cosa molto grave, tanto che ho salutato il mio cane per la sensazione che non lo avrei visto per un po'. Il 29 luglio ero senza polmone e bronco" . Si svolge tutto piuttosto in fretta all'Azienda Ospedaliera San Luigi di Orbassano e la diagnosi è di cancro squamoso infiltrante. "Mi hanno detto che dovevano togliermi il polmone, ma io non avevo capito bene e dicevo 'Ok va bene. Poi posso tornare a casa?'ricorda Carlotta.


    "Sono stati bravissimi, ho avuto a disposizione la terapia del dolore, non ho sofferto". Poi dopo l'operazione, quando si considerava guarita, arriva la chemio. Sei cicli e otto mesi a letto.
    A casa dei suoi genitori lo studio del papà viene trasformato in camera da letto e il cane le fa quasi da 'infermiere', facendole compagnia tutto il giorno accanto al letto, non mollandola un attimo.
    Pur iniziando dopo questo periodo una graduale ripresa, la spirale della tristezza, legata alla malattia, inizia ad avvolgere la vita di Carlotta che per reagire si rivolge al mondo dell'associazionismo. In particolare inizia a prendere parte alle attività dell'associazione Walce (Women Against Lung Cancer in Europe). "Dato che ho una buona cultura e parlo anche inglese -racconta- mi è stato proposto anche di partecipare al congresso della European Lung Foundation, della European Respiratory Society. È importante appoggiarsi alle associazioni, sanno come trattare la malattia e c'è la possibilità per i pazienti di condividere molte cose".


    Carlotta nel tempo ha ripreso anche i propri ritmi, seppur accettando che fossero diversi da prima. Ora lavora in un teatro.
    "Io mi ritengo miracolata- aggiunge- sono sopravvissuta alla malattia e posso dirmi guarita al 75% , una percentuale uguale alla mia invalidità. Con le mie scadenze annuali e semestrali continuo a pensare al tumore come una battaglia che sto ancora combattendo. Perché un malato oncologico lo è per sempre. A chi sta affrontando ora la malattia dico di avere pazienza perché a iniziando una battaglia che durerà a lungo e nella quale mettere tutte le proprie energie. Le 'cicatrici' sono quelle un guerriero. Da portare con fierezza".
   

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