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Omicron, ricostruita la diffusione in Africa

Omicron, ricostruita la diffusione in Africa

Nature, prime sequenze raccolte in provincia più ricca del Sud Africa

10 gennaio 2022, 09:43

Redazione ANSA

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Particelle del virus SarsCoV2 (fonte: NIAID/NIH) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Particelle del virus SarsCoV2 (fonte: NIAID/NIH) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Particelle del virus SarsCoV2 (fonte: NIAID/NIH) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La variante Omicron ha cominciato a diffondersi alla fine di ottobre 2021 dalla provincia di Gauteng, la più ricca e industrializzata del Sud Africa, e da lì entro la fine di novembre ha si è estesa nelle altre sette province del Paese e in due regioni del Botswana. E’ questa la prima ricostruzione degli inizi della diffusione della variante Omicron in Africa, pubblicata sulla rivista Nature dal gruppo di Tulio de Oliveira, che lavora fra gli Stati Uniti, nel dipartimento di Salute Globale dell’Università di Washington a Seattle, e il Sudafrica, nella struttura per il sequenziamento genetico dell’Università di KwaZulu-Natal a Durban.

La ricostruzione si è basata sull’analisi delle prime 686 sequenze genetiche della variante Omicron, 248 delle quali provenienti da campioni prelevati in Paesi dell’Africa meridionale e 438 dagli altri Paesi del mondo nei quali la nuova variante è stata segnalata. “La diffusione della Omicron – scrivono gli autori della ricerca - è una minaccia soprattutto in Africa, dove solo una persona su 10 ha ricevuto due dosi di vaccino”.

I dati hanno permesso anche di ricostruire il numero di riproduzione, ossia il numero medio delle persone che sono state contagiate da un individuo in un tempo specifico: era 2,7 fra i primi di novembre e l’inizio di dicembre. Entro il 16 dicembre la variante Omicron aveva già raggiunto 87 Paesi, diventati attualmente oltre cento Paesi, e sono 100.000 i genomi virali raccolti e pubblicamente disponibili nella baca dati internazionale Gisaid,

A rendere così contagiosa la variante Omicron sono le 30 mutazioni presenti nella sua proteina Spike, ossia nella proteina che il virus utilizza per agganciarsi alle cellule, accanto alla capacità di sfuggire agli anticorpi neutralizzanti generati sia dai vaccini sia dall’infezione. I ricercatori rilevano comunque che le loro osservazioni si basano soltanto sulle prime sequenze e che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio le caratteristiche che permettono alla variante di trasmettersi così facilmente.

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