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Terra in movimento

Terra in movimento

di Flavia Scerrato, liceo Kant, Roma

09 marzo 2016, 14:20

Redazione ANSA

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Rappresentazione grafica della placca adricana e di quella eurasiatica (fonte: INGV) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione grafica della placca adricana e di quella eurasiatica (fonte: INGV) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione grafica della placca adricana e di quella eurasiatica (fonte: INGV) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Italia è uno dei Paesi del Mediterraneo più soggetti ai terremotia causa della sua posizione geografica: si trova, infatti,tra la placca africana e quella eurasiatica e, trattandosi di grandi placche che galleggiano sul magma, è soggetta a forti spinte che ne determinano il movimento.

L’immagine, presa dal sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), mostra come, appunto, la placca inferiore, cioè quella africana,tenda a spostarsi verso Nord e a scontrarsi con la placca Euroasiatica. Questo ovviamente non significa che le zone non direttamente interessate siano zone asismiche: sicuramente risultano soggette ad una sismicità minore.
Un esempio è dato proprio dalla Sardegna, isola del Mediterraneo che, essendo al di fuori di questa “linea” di contatto tra la placca africana e quella euroasiatica, è relativamente al riparo da fenomeni sismici: la linea, infatti, segue il confine del Nord Africa per risalire, dalla Sicilia, lungo gli Appennini, fino al Veneto ed al Friuli. Molti studi al riguardohanno rivelato che la Sardegna è stabile da circa 7 milioni di anni e che gli sporadiciepisodi sismici sull'isola sono spesso dovuti a piccole faglie che si trovano nelle vicinanze sul mar Tirreno: fenomeni che, tuttavia, non hanno mai provocato seri e gravi danni.

Come si può vedere, quindi, l’Italia è uno dei Paesi più soggetti a terremoti: in 2500 anni ne sono stati documentati più di 30.000,determinando così un livello di pericolosità sismica medio-alto proprio per la frequenza e l’intensità dei fenomeni registrati.
Così leggiamo sul sito della Protezione Civile “La Penisola italiana rispetto ad altri Paesi, come la California o il Giappone, nei quali la pericolosità è anche maggiore, ha una vulnerabilità molto elevata, per la notevole fragilità del suo patrimonio edilizio, nonché del sistema infrastrutturale, industriale, produttivo e delle reti dei servizi” .

Uno dei terremoti più recenti è, ad esempio, quello de L’Aquila, di magnitudo 6.3, risalente al 2009 e particolarmente devastante: ha causato 309 vittime, mentre oltre 1.600 sono stati i feriti e un totale di quasi 10 miliardi di euro di danni.
I danni hanno interessato edifici privati e storici, edifici pubblici e negozi, che sono stati inaccessibili per giorni; gravi sono stati i problemi alla rete elettrica, idrica e del gas e molti cittadini sono stati costretti a dormire in tende allestite nelle strade. Sono ancora in corso i lavori di ricostruzione.

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