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Satelliti spia aiutano a ricostruire i paesaggi del passato

Satelliti spia aiutano a ricostruire i paesaggi del passato

Utili anche a identificare i rischi per le infrastrutture

24 maggio 2022, 09:58

Redazione ANSA

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Dettaglio delle sponde del lago di Mosul (fonte: A. Zerboni, Unimi) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dettaglio delle sponde del lago di Mosul (fonte: A. Zerboni, Unimi) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Dettaglio delle sponde del lago di Mosul (fonte: A. Zerboni, Unimi) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le immagini raccolte dai satelliti spia americani a partire dagli anni Sessanta, e ora declassificate dal governo, possono essere usate per ricostruire i paesaggi del passato in aree dove l'attività dell’uomo ha stravolto il naturale assetto geomorfologico. Lo dimostra lo studio condotto sul fiume Tigri da Luca Forti e Andrea Zerboni del dipartimento di Scienze della Terra 'A. Desio' dell'Università Statale di Milano, in collaborazione con le Università di Cagliari e Newcastle. I risultati sono pubblicati sulla rivista Earth Surface Processes and Landforms.

I ricercatori hanno preso spunto dalle ricerche che stanno conducendo nel Kurdistan iracheno analizzando come esempio il lago artificiale che si trova in prossimità della città di Mosul. Il lago si è formato a seguito dello sbarramento del fiume Tigri ottenuto con la costruzione (tra il 1984 e il 1986) di una diga che, anche recentemente, è stata protagonista di alcune vicende legate ai combattimenti nella regione. “Le immagini declassificate riprese dal satellite spia Corona nel 1967 e nel 1968 sono servite per studiare l’assetto del fiume Tigri e la sua dinamica stagionale nella porzione ora inaccessibile perché sommerso dall’invaso artificiale”, spiega Forti. Lo studio ha permesso di ricostruire le variazioni di portata del sistema fluviale tra la stagione delle piogge e quella arida, nonché di dimostrare come l’attuale forma del lago di Mosul ricalchi l’andamento fortemente sinuoso del fiume Tigri, a sua volta controllato dalla dinamica struttura geologica della regione.

“Questo metodo - osserva Zerboni - apre nuove strade alla ricerca geomorfologica, perché abbiamo dimostrato che le immagini nate a scopo di spionaggio come quelle del satellite Corona permettono di ricostruire i processi geomorfologici naturali in regioni che hanno subito forti trasformazioni dovute all’espansione delle aree urbane ed antropizzate. Questo approccio ci offre, ad esempio, un nuovo strumento per identificare potenziale rischio geomorfologico per le infrastrutture umane, legate ad eventi parossistici (come le piene fluviali) che possono occasionalmente ripetersi nel tempo”.

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