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Margherita Sarfatti, la regina dell'arte

Margherita Sarfatti, la regina dell'arte

In Galleria romana la protagonista della scena negli Anni Venti

ROMA, 11 ottobre 2020, 10:08

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Due artisti avevano stregato Margherita Sarfatti: il pittore Mario Sironi, al quale fu legata anche da un lungo rapporto, e lo scultore Adolfo Wildt. Alle opere dei due maestri riserva grande spazio la mostra curata da Fabio Benzi che la Galleria Russo di Roma dedica fino al 31 ottobre alla protagonista della scena culturale italiana negli Anni Venti. Prima donna critico d'arte europea, poliglotta, colta ed emancipata, di ricca famiglia ebrea veneziana trasferitasi a Milano, Margherita Grassini non fu solo l'amante del Duce, che aveva conosciuto nella redazione del giornale socialista ''Avanti!''.
    La mostra 'Margherita Sarfatti e l' arte in Italia tra le due guerre' presenta una cinquantina di opere, tra le quali veri e propri capolavori, in gran parte provenienti dalla sua collezione. '"Abbiamo voluto privilegiare l'elemento culturale trascurando l'aspetto di impresa a causa della totale mancanza di proposte da parte del Campidoglio" puntualizza Fabrizio Russo, responsabile della Galleria, legato alla famiglia Sarfatti da una antica parentela. Proprio dai nomi degli artisti seguiti dalla Sarfatti emerge un argomento finora trascurato.
    '"Era una collezionista compulsiva e appassionata, molto più varia e creativa di quanto si creda - spiega Benzi -. Era legata al gruppo di Novecento ma in casa aveva Cagli, Pirandello e altri autori romani, opere di futuristi come Boccioni e Balla, e grandi artisti stranieri. Era una figura complessa e sfaccettata". Una Peggy Guggenheim italiana, femminista ante litteram. ''Una regina senza corona'' la definì Alma Mahler, che la incontrò quando era caduta in disgrazia. ''E' il momento di rileggere la sua figura di intellettuale, che inizia il suo percorso ben prima di affiancarsi a Mussolini, l'uomo che forgiò, che amò e di cui presagì in anticipo la tragica fine'', scrive nel testo in catalogo Rachele Ferrario.
    Nella selezione delle opere esposte spiccano i Sironi, tra cui il suggestivo autoritratto a carboncino del 1906, 11 tra marmi e bronzi di Wildt, Medardo Rosso, Gino Severini, Achille Funi, un ritratto del 1927 di Giorgio De Chirico con dedica alla Sarfatti del 1931.
   

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