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>>>ANSA/ La maggioranza si spacca all'Eurocamera sull'Ungheria

Pe: 'Fermezza sui fondi a Orban'. Fi favorevole, no di FdI-Lega

Redazione ANSA BRUXELLES
(di Michele Esposito) (ANSA) - BRUXELLES, 24 NOV - La risoluzione era 'cerchiata con il rosso' e l'esito della votazione ha rispettato le previsioni: la maggioranza, rispettando la linea finora seguita dalle tre forze di governo in Europa, sul voto sull'Ungheria all'Eurocamera si è spaccata. Fratelli d'Italia e Lega hanno votato contro il testo che chiede alla Commissione fermezza nel valutare il rispetto dello Stato di diritto da parte di Budapest prima di sborsare i fondi europei. Forza Italia, e quasi tutto il Ppe, ha detto sì. "Il nostro voto non c'entra con la vicinanza ai modelli illiberali", ha rimarcato la delegazione di Fdi a Strasburgo. Dove però il caso non è passato inosservato.

"Meloni e Salvini sono fuori dall'asse europeista", ha commentato la vice presidente dell'Eurocamera, la dem Pina Picierno.

La risoluzione è passata con 416 voti favorevoli, 124 contrari e 33 astenuti. Con il sì compatto dei Socialisti e - in quasi in tutti i membri - di Renew. Compatti, ma in senso opposto, anche i Conservatori e il gruppo Id. Nei primi milita il Pis, il partito del premier polacco Mateusz Morawiecki che, nelle stesse ore, era al tavolo proprio con Orban al vertice dei Paesi Visegrad. Il secondo raggruppa i sovranisti europei, dai lepenisti ai tedeschi di Afd, fino alla Lega. Massimiliano Salin è stato l'unico degli azzurri a votare in dissenso rispetto alla sua delegazione. Un altro voto in dissenso, quello della leghista Cinzia Bonfrisco, è stato successivamente fatto rettificare dai tecnici dell'Eurocamera: ha votato contro, come i suoi colleghi, e non a favore della risoluzione come risultava inizialmente.

Il testo è arrivato in un momento topico della lunga diatriba sullo Stato di diritto tra Ue e Ungheria. La Commissione si appresta infatti a congelare il 75% dei fondi di coesione diretti a Budapest perché ritiene che le 17 misure correttive chieste a Orban non siano state attuate. La decisione verrà formalizzata la settimana prossima. Sul Pnrr, invece, da Bruxelles arriverà un sì condizionato: il piano magiaro dovrebbe ottenere la luce verde ma l'esborso sarà vincolato al raggiungimento di 27 'super milestones' sulla falsariga di quanto accaduto con la Polonia.

Il Parlamento su questo dossier da tempo chiede severità e non sono mancate le critiche alla linea di Ursula von der Leyen, giudicata troppo morbida. Nella risoluzione passata oggi a Strasburgo, non a caso, si invita Bruxelles a "resistere alle pressioni che l'Ungheria esercita bloccando decisioni cruciali dell'Ue". Pressioni che Orban continua a mettere sul tavolo, dalla richiesta di un'esenzione - l'ennesima - all'applicazione del price cap al petrolio russo caro agli Usa fino al rinvio, all'inizio dell'anno prossimo, della decisione sull'ammissione di Svezia e Finlandia nella Nato. L'ultima parola, sul congelamento dei fondi di coesione e sul sì al Pnrr, spetterà all'Ecofin di inizio dicembre. Conterà la maggioranza qualificata. Quattro Paesi membri che rappresentano oltre il 35% della popolazione europea hanno il potere di veto. Il gruppo Visegrad è formato da Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, che tuttavia è presidente di turno. A Budapest servirebbe la sponda di un Paese popoloso come l'Italia. La posizione del governo a guida Meloni sarà dirimente. "La premier scelga tra Orban e l'Ue", è stato l'attacco del Movimento 5 Stelle. (ANSA).

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