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Al museo Revoltella di Trieste le opere donate di Stultus

Al museo Revoltella di Trieste le opere donate di Stultus

Sgarbi, artista tutto da scoprire in tempio pittura Novecento

TRIESTE, 16 dicembre 2022, 18:29

Redazione ANSA

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Sono stati realizzati tra il 1930 e il 1954 e documentano un periodo di particolare vitalità e originalità del linguaggio artistico del pittore triestino Dyalma Stultus. Sono una collezione di dieci dipinti, donati dalle figlie, che sono entrati a far parte del patrimonio del Museo Revoltella di Trieste, affiancando le opere di noti artisti concittadini come Arturo Nathan, Leonor Fini, Carlo Sbisà, Cesare Sofianopulo, Giannino Marchig, Oscar Hermann-Lamb, Edgardo Sambo, Edmondo Passauro. A raccontarli al pubblico è ora una mostra "La donazione Stultus", inaugurata il 16 dicembre alla presenza del critico d'arte e sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo.
    Intellettuale raffinato e sensibile - ricordano i promotori della mostra, curata da Susanna Gregorat - fin dai suoi esordi artistici, Stultus è stato apprezzato e stimato da alcune personalità più rappresentative della cultura triestina d'inizio secolo, quali Giani Stuparich, Anita Pittoni, Silvio Benco e Italo Svevo, che lo ospitò frequentemente a Villa Veneziani e che gli donò nel 1927 una copia de "La coscienza di Zeno" con la seguente dedica: "Al giovane pittore Dyalma Stultus. Ammirazione e auguri. Ettore Schmitz 29-I-1927". Si trasferì a Firenze nel 1941, dove si affermò. Condizionato dalla pittura del pittore torinese Felice Carena, accolse ulteriori suggestioni dal contesto artistico-culturale toscano e dal linguaggio novecentista, mantenendo tuttavia uno stile personale e di profonda interiorità.
    "Oggi qui Dyalma Stultus è vivo", ha esordito Sgarbi, ricordando il pittore come "un artista tutto da riscoprire, perché rimasto sempre ai margini anche per la sua doppia identità, sospeso com'era tra quella triestina e quella fiorentina, quindi con un linguaggio che non può essere detto né connesso ai grandi artisti triestini riconosciuti e studiati e neppure con i toscani che ha frequentato. Questa mostra rappresenta un risarcimento all'artista triestino in quel tempio della grande pittura del Novecento qual è il Museo Revoltella".
   
   

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