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Artschwager, la vita parallela della forma

Artschwager, la vita parallela della forma

Alla Galleria Gagosian di Roma il segno dell' artista americano

ROMA, 17 gennaio 2021, 14:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L' anta scorrevole di un mobile che non ha profondità, la sagoma vintage di un altoparlante a membrana su una parete proprio come se da un momento all' altro dovesse diffondere suoni e parole, un parallelepipedo senza un angolo che proprio nella sua parte mancante in evidenza ne 'racconta' il significato, i disegni in bianco e nero su materiale industriale ispirati da immagini di giornale e annunci pubblicitari. Richard Artschwager pescava nella vita quotidiana gli spunti per descrivere la possibile doppia vita di oggetti pronti a parlare la lingua dell' arte una volta decontestualizzati dall' uso per il quale erano stati pensati. Al segno lasciato dallo scultore e pittore americano morto a 90 anni nel 2013, la Galleria Gagosian dedica fino all' 11 marzo la mostra che in quindici opere di una collezione privata si concentra su un arco di tempo cruciale della sua carriera, dal 1964 al 1987, scandito dalla ricerca sulle possibilità offerte dalla formica, allora materiale nuovo di grande appeal popolare per banchi di scuola e mobili di ogni tipo, e dal celotex, un impasto di fibre utilizzato nelle costruzioni come isolante.
    ''La forma inizia sempre con un qualcosa - spiegò Artschswager -. E poi, se quel qualcosa si manifesta in un altro luogo, vi è uno scarto e il risultato che si crea sviluppa un'esistenza parallela rispetto all'originale''.
    Pop, minimalista, concettuale, abile nell' evocare dal pezzo unico il prodotto industriale, Artschwager ha attraversato la seconda metà del Novecento e oltre evitando la gabbia dei generi, con una produzione limitata che gli ha aperto le porte dei luoghi dell' arte più prestigiosi, dal Moma e dal Whitney Museum di New York alla Tate Gallery di Londra al parigino Centre Pompidou, e in molte altre importanti collezioni internazionali. In Italia a dedicargli una grande retrospettiva curata da Germano Celant è stato nel 2019 il Mart di Rovereto.
   
   

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