"Siccome quando scrivo, giro un film,
lo produco e lo recito penso al cinema e alla sala come luogo
per vedere il mio lavoro, ho aspettato un bel po' che i cinema
riaprissero". Nanni Moretti ha ribadito così la sua posizione
sul momento difficile attraversato dal mondo del cinema a causa
degli impedimenti legati all'emergenza Covid parlando a Roma
prima della proiezione del suo 'Tre piani' nella sala d'essai
Delle Provincie. "Non ho fatto come quei produttori che hanno
venduto i loro film alle piattaforme", ha detto il regista
aggiungendo ironicamente di "non giudicare chi ha agito
diversamente" da lui. "Il libro da cui sono tratti la
sceneggiatura e il film - ha osservato - parlano della nostra
tendenza a condurre vite isolate, a fare a meno di una comunità
che pensavamo non esistesse più. Ecco, la pandemia è come se
avesse smascherato questa bugia. Il concetto di comunità è
tornato alla ribalta. Dobbiamo affrontare e uscire tutti insieme
da questo periodo così cruciale". Descrivendo il suo primo film
nato da un soggetto non suo, Moretti ha spiegato che il lavoro
di sceneggiatura ha puntato a intrecciare le tre storie di
colpe, ossessioni e dolore dei protagonisti che nel libro dell'
israeliano Eshkol Nevo erano racconti separati. "I personaggi
femminili hanno un modo diverso di affrontare i conflitti. Gli
uomini sono fermi, inchiodati alle loro convinzioni, alle loro
paure e al senso assoluto di giustizia, convinti ostinatamente
di stare dalla parte della ragione. I personaggi femminili
cercano di ricucire e sciogliere i conflitti, di lasciare spazio
all' altro, un cambio di prospettiva non solo nella vita privata
ma anche in quella pubblica".
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