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Amianto: militare morto, Tar Lazio condanna ministero Difesa

Amianto: militare morto, Tar Lazio condanna ministero Difesa

Maresciallo Lazzari morì a 46 anni. 'Risarcimento a eredi'

PESCARA, 28 gennaio 2022, 16:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Tar del Lazio ha condannato il ministero della Difesa al risarcimento del danno subito dal Maresciallo capo Giuseppe Lazzari di Torre Annunziata, in servizio nell'Esercito Italiano dal 1992 al 2010 - con missioni anche all'estero in territori contaminati da fibre di amianto e con radiazioni per l'uso di proiettili all'uranio impoverito - morto a 46 anni per mesotelioma. Il ministero aveva rigettato le domande della vedova e degli orfani, ancora minorenni all'epoca della morte dell'uomo. Ne dà notizia l'Osservatorio Nazionale Amianto, che ha seguito la vicenda insieme all'avvocato Ezio Bonanni.
    L'Osservatorio e il legale, infatti, hanno sostenuto la famiglia nella lunga vicenda giudiziaria, andata avanti per dieci anni, prima presso il Tribunale di Pescara, per il riconoscimento dello status di vittima del dovere, e successivamente al Tar del Lazio con la pronuncia di riconoscimento della causa di servizio e la condanna al risarcimento del danno. La causa prosegue per l'opposizione del Ministero a risarcire e perché bisogna determinare l'importo del danno. Nella sentenza viene sottolineato che "il militare avrebbe operato privo di dispositivi di protezione e non sarebbe mai stato informato della presenza di agenti patogeni".
    Il Tar del Lazio richiama il principio per cui "l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure necessarie che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro". In particolare, in relazione ai militari, ribadisce il "dovere dell'Amministrazione della Difesa di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, dotandolo di equipaggiamento adeguato".
    "Questo processo - commenta la vedova, Anna Odore - è stato anche un motivo per ricordare di mio marito - Ho voluto portare avanti la sua volontà di abbattere un sistema che negava gli effetti derivanti dall'amianto e dall'uranio impoverito".
   
   

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