"Ho scattato quella foto per
documentare ciò che accadeva in quelle ore". E' quanto ha
ammesso davanti ai giudici di Roma, Silvio Pellegrini, il
carabiniere accusato di aver scattato la foto di Christian
Gabriel Natale Hjorth mentre era bendato i stato di fermo in una
caserma dei carabinieri dopo l'omicidio del vicebrigadiere Mario
Cerciello Rega. Il militare è accusato anche di avere diffuso
l'immagine in una chat whatsapp. Nei suoi confronti l'accusa è
di abuso d'ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti
d'ufficio.
Nel corso dell'interrogatorio Pellegrini, difeso
dall'avvocato Andrea Falcetta, ha ricordato che "quando Natale è
arrivato in caserma ci sono stati momenti concitati, era
difficile da contenere, era insensibile a ogni nostro richiamo,
volevamo evitare che si provocasse delle ferite. Ho scattato
quella foto per documentare quello che accadeva e anche per
mostrare ai colleghi che non erano due magrebini" i soggetti
fermati in relazione all'omicidio.
Il brigadiere ha spiegato di non essere entrato nella stanza
dove il giovane americano era tenuto. "Ho fatto quella foto
quando la porta si è aperta, l'ho scattata da fuori, dall'uscio.
Poi l'ho inoltrata nella chat 'Reduci ex Secondigliano', che
aveva diciotto componenti, otto li conoscevo, gli altri dieci
no, e non erano carabinieri che partecipavano all'indagine. Poi
l'ho inoltrata anche a una chat di famiglia dove sono presenti
mia moglie e due dei miei figli maggiorenni. L'ho inoltrata solo
a questi due gruppi ma non agli organi di stampa". L'imputato ha
spiegato, infine, che cellulare "si è rotto il 27 luglio e fino
al 31 ho usato quello di mia moglie con la mia scheda e poi l'ho
ricomprato il 1 agosto".
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