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Dolce e Gabbana nel futuro con Machine Gun Kelly

Dolce e Gabbana nel futuro con Machine Gun Kelly

Graffiti e spalle esagerate, 'il nuovo lo riconosci subito'

MILANO, 15 gennaio 2022, 20:02

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il nuovo si riconosce, lo capisci subito": ne sono convinti Dolce e Gabbana, per i quali oggi siamo di fronte a una "rivoluzione sociale". "Una svolta totale nel costume" che per loro in passerella prende il nome di Machine Gun Kelly, il 31enne musicista americano promesso sposo dell'attrice Megan Fox, cui il rapper ha donato la giacca da sera con cui ha chiuso la sfilata del duo, che ha anche aperto.
    In mezzo, il tempo per una performance, con chitarra e laptop.
    Per ogni uscita, un look diverso: completo bianco tutto intarsiato di perline e con aculei a sottolineare le spalle, abito ricamato e scintillante, tuxedo nero costellato di stelline per il finale.
    "Lui è il nuovo che avanza - dicono Dolce e Gabbana - per noi è un esempio, ha senso estetico, capisce la qualità e il bello, ha un'estetica super fashion e precisa ed è un professionista vero". Anche attraverso una figura come lui, i due provano a "interpretare quello che vorrebbe la nuova generazione e fare un passo avanti con il nostro lavoro". Perché rimangono convinti che "'se è ovvio non serve che te lo faccia vedere io', se faccio sfilare una giacca di velluto posso chiudere bottega domani". Così è tutta pensata per i giovani la collezione per il prossimo inverno, con i suoi maxi piumini tutti pieni di graffiti fatti a mano, le gonne e i leggings, i top di catene metalliche, i pantaloni maxi tecnici e quelli strettissimi, i blazer e i cappotti con le spalle basse ed esagerate, gli abiti in coccodrillo e quelli in maglia metallica, gli stivali di pelo e le maxi pellicce che sembrano vere ma non lo sono.
    "Abbiamo sospeso da mesi la produzione di pellicce vere" raccontano i due stilisti, spiegando di aver aspettato a comunicarlo perché "erano due anni che provavamo ma alla fine buttavamo via le pellicce finte perché erano brutte". Poi è arrivato il materiale giusto e, soprattutto, un'intuizione: "essere sostenibili passa anche per il rispetto umano, l'artigianato". Di qui la scelta di affidare i capi ai pellicciai veri, "felici di aver salvato una cultura tipica italiana".
   

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