La giornata mondiale delle api, che
l'Onu celebra oggi, 20 maggio, arriva dopo due anni difficili
per la produzione di miele. Negli ultimi anni, la varietà di
acacia ha visto cali fino al 90% nelle province del settentrione
lombardo, dove lo scorso anno le piogge di fine primavera hanno
decimato le fioriture e, di conseguenza, le produzioni. Il clima
pazzo è l'indiziato numero uno e non è una bella notizia, dato
che tre colture alimentari su quattro dipendono per resa e
qualità dall'impollinazione dalle api. Il calo produttivo ha
toccato anche gli altri tipi di miele più identitari per il
comprensorio come castagno e millefiori.
Dunque il meteo può essere uno dei peggiori nemici degli
alveari: se la siccità penalizza le fioriture limitando la
disponibilità del polline, il caldo incide sulla stessa attività
delle api che riducono la produzione di miele.
Il riaccolto del miele italiano è quindi in calo e si attesta al
di sotto dei 12,5 milioni di chili: un dato che risulta tra i
più bassi degli ultimi decenni, mentre cresce l'import di
prodotto straniero, già aumentato del 22% nei primi due mesi del
2022.
La strategicità delle api è evidenziata dal fatto che tre
colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per
resa e qualità dall'impollinazione dalle api, tra cui le mele,
le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni. Il
dato emerge dall'analisi della Coldiretti che evidenzia
l'importanza di difendere questo insetto che svolge un ruolo
insostituibile per la natura e per la vita dell'uomo; le api
rappresentano altresì un indicatore dello stato di salute
dell'ambiente e fungono da campanello d'allarme delle eventuali
criticità e difficoltà, che possono essere anticipate
osservandone attentamente i comportamenti e monitorandone il
ciclo vitale.
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