È diventato un caso internazionale quello della atleta bielorussa Krystsina Tsimanouskaya, che ha denunciato di essere stata costretta a sospendere la sua partecipazione a Tokyo 2020 dall'allenatore della squadra, prima di essere accompagnata all'aeroporto dai funzionari del Comitato olimpico nazionale bielorusso per tornare in patria. La velocista ha dichiarato al sito 'by.tribuna.com' di aver "paura" di finire in prigione, in caso di rientro in patria, e ha ottenuto un visto umanitario dalla Polonia (anche Repubblica Ceca e Slovenia si erano fatti avanti), che "farà tutto il necessario per aiutarla a continuare la sua carriera sportiva", ha scritto su Twitter il viceministro degli Esteri polacco, Marcin Przydacz, il cui Paese ospita molti dissidenti bielorussi.
La venticinquenne non ha trovato invece sponda nel Tas, che ha respinto il suo ricorso urgente presentato prima delle batterie di qualificazione, contro la decisione del Comitato olimpico bielorusso di non farla partecipare ai 200 metri: l'atleta - è il responso del Tribunale arbitrale dello sport - non è stata in grado di dimostrare l'accusa per ottenere un provvedimento provvisorio.
Il Cio ha deciso di avviare "un'indagine formale" sulla situazione del Comitato nazionale olimpico della Bielorussa. "Ci aspettiamo un rapporto scritto per oggi dal Comitato bielorusso. Dobbiamo definire tutti i fatti prima di intraprendere altre azioni. Dobbiamo ascoltare tutte le persone coinvolte, e ovviamente questo può richiedere tempo", ha dichiarato il portavoce del Cio, Mark Adams, commentando una conferenza stampa a Tokyo il caso dell'atleta ventiquattrenne, che si è rifugiata nell'ambasciata polacca di Tokyo e dalla Polonia ha ricevuto l'offerta di un visto umanitario. "Ieri il Cio ha parlato due volte con Krystsina Tsymanouskaya - ha aggiunto -. Lei ha assicurato di sentirsi al sicuro. Insieme con le autorità interessate e competenti sta pianificando il proprio futuro".
La sprinter giorni fa ha aspramente criticato la Federazione bielorussa di atletica leggera, sostenendo di essere stata costretta a partecipare alla staffetta 4x400m, quando inizialmente avrebbe dovuto correre i 100m e i 200m perché altri due atleti erano incappati nella rete dell'antidoping. Media legati all'opposizione bielorussa rilanciano un audio in cui l'allenatore spiegherebbe alla donna che la decisione di escluderla viene "dall'alto". Tsimanouskaya in passato ha preso posizione contro il regime di Alkexander Lukashenko e, quando fu eletto per la sesta volta nell'agosto 2020, sui social con altri atleti si schierò per la "libertà di parola" e contro le "illegali e inaccettabili azioni delle agenzie di sicurezza".
Dopo quello che Sviatlana Tsikhanouskaya, la leader dell'opposizione bielorussa, ha definito "un tentativo di sequestro, la atleta ha trascorso una notte in un hotel dell'aeroporto di Haneda ed è "al sicuro" in Giappone, dopo aver chiesto la protezione della polizia di Tokyo, secondo quanto assicurato ieri dal Comitato olimpico internazionale, che ha avuto "colloqui diretti" con Tsimanouskaya. Della sua disavventura si stanno occupando funzionari dell'Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ed è intervenuto il Governo tedesco: "Condanniamo al massimo le prepotenze, le persecuzioni, le intimidazioni di media indipendenti ma anche di sportivi".