(Riflessioni di don Gionatan De Marco, cappellano degli azzurri al Villaggio atleti) "Quanta fede sotterranea e trasversale si respira all'interno del villaggio olimpico. Fede racchiusa in un segno di Croce prima di una gara. Fede racchiusa nelle braccia alzate di invocazione. Fede racchiusa in un indice puntato al cielo. Fede racchiusa in un inchino che esprime devozione. È l'esperienza di condivisione che si fa qui... Un'esperienza che richiede antenne capaci di cogliere le basse frequenze di una fede non ostentata, ma che si sprigiona di qua e di là, tra le pieghe di quelle storie di donne e uomini, atleti e tecnici di confessione diversa che si trovano all'interno di una scommessa con se stessi e con la storia. Tutte esperienze che richiedono ascolto e rispetto, perché in quei segni mostrati c'è una storia, un vissuto... Un'esperienza personale in cui ci si è misurati anche con il mistero che anima la vita e che tutti cerchiamo di illuminare e di raccontare. Alle Olimpiadi la fede non è estranea, ma protagonista silenziosa di tante imprese che si fanno storia olimpica"