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Pompeo avverte il Vaticano, non rinnovi accordo con la Cina

"Perderebbe autorità morale". Nel mirino intesa su nomine vescovi

    Il governo degli Stati Uniti lancia una sonora bordata contro la politica di avvicinamento della Santa Sede alla Cina, e in particolare contro lo storico accordo tra il Vaticano e il governo di Pechino sulle nomine dei vescovi che, a due anni dalla firma, è ora in via di rinnovo.
    E' in particolare il segretario di Stato Mike Pompeo ad affermare via Twitter che "due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l'abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l'accordo". Pompeo, di cui non è ancora confermato ufficialmente l'arrivo a fine mese a Roma e anche in Vaticano, va oltre, e sottolinea che "il Dipartimento di Stato è una voce forte per la libertà religiosa in Cina e nel mondo. Continueremo a farlo e a essere a fianco dei cattolici cinesi. Chiediamo al Vaticano di unirsi a noi".
    "I cattolici sono fra le voci più forti a Hong Kong per i diritti umani, inclusi Martin Lee e Jilly Lai. Pechino li ha arrestati, li ha spiati per il 'reato' di promuovere la libertà. Il Vaticano dovrebbe stare con i cattolici e il popolo di Hong Kong", aggiunge il segretario di Stato Usa in una serie di tre tweet, ai quali allega anche un suo editoriale per First Things, rivista religiosa e conservatrice. Un editoriale nel quale afferma che la "storia ci insegna che i regimi totalitari possono solo sopravvivere nel buio e nel silenzio. Se il Partito Comunista Cinese" riuscisse ad "assoggettare la Chiesa Cattolica e le comunità di altre religioni, allora i regimi che disdegnano i diritti umani saranno rafforzati, e il costo per resistere alla tirannia da parte dei credenti salirà".
    Da Oltretevere, al momento, non si hanno ancora reazioni ufficiali alle affermazioni provenienti dall'amministrazione Trump. Meno di una settimana fa era stato il primo collaboratore del Papa, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a dichiarare che l'accordo sulla nomina dei vescovi, tra il Vaticano e la Cina, scadrà "ad ottobre" ma le intenzioni comuni sono di proseguire con il suo rinnovamento.
    "L'accordo non e' ancora spirato - ha spiegato Parolin -, lo sarà nel mese di ottobre, scadranno i due anni dal momento in cui è entrato in vigore ed è stato firmato, quindi non si è ancora, compiuto". Alla domanda se ci siano buone prospettive per il rinnovo, ha aggiunto: "Sì, io credo proprio di sì, la nostra intenzione è che sia prolungato, che si continui ad adottarlo 'ad experimentum'. Se c'è la stessa intenzione anche da parte loro? Penso e spero di sì, anche se questi primi risultati" non sono stati particolarmente entusiasmanti "ma mi pare che si è segnata una direzione che vale la pena di continuare poi si vedrà, rimane aperto però il discorso della collaborazione, va applicato in ogni epoca storica, anche nei confronti di questo grande Paese".
    Anche da Pechino, quasi in contemporanea, sono giunte assicurazioni sul fatto che l'intesa provvisoria del 2018 "è stata attuata con successo negli ultimi due anni grazie agli sforzi congiunti" e sulla volontà di "continuare a mantenere uno stretto contatto per migliorare ulteriormente le relazioni bilaterali" (tra Cina e Santa sede le relazioni diplomatiche si sono interrotte nel 1951).
    Un processo che va avanti - l'attuale "ostpolitik" del Vaticano di papa Bergoglio - che evidentemente non va giù all'amministrazione Usa, impegnata in un duro scontro con Pechino su questioni come, tra le altre, il 5G, le guerre commerciali, la raccolta di informazioni, e anche la situazione di Hong Kong. Nei giorni scorsi era stato proprio il quotidiano dell'ex-colonia britannica, il South China Morning Post, a scrivere dell'imminente arrivo del capo della diplomazia Usa in Italia e in Vaticano, con incontri istituzionali e con i vertici d'Oltretevere, sottolineando che Pompeo cercherà di scoraggiare l'Italia dall'accettare investimenti cinesi in strutture portuali e farà pressione sulla Santa Sede proprio mentre essa sta curando con particolare attenzione le sue relazioni con la Cina Popolare.
   

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