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Morto Paolo Gabriele, maggiordomo del caso Vatileaks

Fu arrestato e condannato. Poi graziato da papa Ratzinger

    Un lungo male e poi la fine, questa mattina alle 9 e 30, al pronto soccorso del Policlinico Gemelli dove è arrivato in condizioni ormai compromesse. E' scomparso oggi a Roma, all'età di 54 anni, Paolo Gabriele, per anni anonimo maggiordomo del papa Benedetto XVI e poi, dal 24 maggio 2012, giorno del suo clamoroso arresto per il ritrovamento nel suo appartamento di una quantità di copie di carte riservate della Santa Sede, protagonista dell'incredibile stagione di Vatileaks.

    Le premesse di questo caso vaticano, che fece enorme sensazione, furono gettate mesi prima dell'arresto, quando cominciarono a uscire (e da qui il termine 'leak') sulla stampa documenti riservati interni al Vaticano ed anche minacce di morte nei confronti dell'allora segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, ad opera dei cosiddetti "corvi".

    In questo scenario, si avviarono indagini interne che portarono a stringere il cerchio su Gabriele, rocambolescamente arrestato con un blitz nel suo appartamento in cui furono trovate montagne di copie di documenti attinenti la Santa Sede.

    Emerse anche che Paolo Gabriele era la fonte del libro di Gianluigi Nuzzi, "Sua Santità", che rivelava aspetti riservati delle finanze vaticane. L'arresto di Gabriele fu uno shock per lo stesso papa Ratzinger che fino ad allora lo aveva considerato quasi un figlioccio avendolo integrato persino nella Famiglia pontifica.

    Il presunto 'corvo' fu quindi processato per il furto aggravato dei documenti segreti e condannato il 6 ottobre 2012 a tre anni di reclusione, ridotti a un anno e 6 mesi, scontati in parte in una cella che non aveva mai visto detenuti (per un precedente si deve tornare agli anni '40 e a monsignor Cippico rinchiuso nella Torre dei Venti). "Paoletto" come molti usavano chiamarlo all'interno del Vaticano, fu quindi graziato da papa Ratzinger che gli perdonò il tradimento e gli fece visita in cella il 22 dicembre, prima della ricorrenza natalizia. Dopo il licenziamento dal suo ufficio, la Santa Sede mantenne comunque a Gabriele, sposato e con tre figli, una casa fuori dal Vaticano e un posto di lavoro in una cooperativa sociale operante per l'Ospedale pediatrico Bambino Gesù e poi nella portineria della basilica di San Paolo Fuori le Mura.

    Il minimo che era stato ritenuto necessario per consentire a Gabriele di continuare a sostenere la sua famiglia. Ma qui comincia una seconda fase della vita dell'ex maggiordomo, segnata purtroppo dalla depressione e da continui malesseri psichici che avevano richiesto anche le cure di uno specialista.

    Da anni poi aveva sviluppato un brutto male che è degenerato fino all'epilogo di questa mattina. Gabriele, dopo l'arresto, non ha mai divulgato nulla a proposito dei suoi rapporti con la famiglia pontificia né ha svelato segreti di "corte" di cui era a conoscenza essendo una delle persone più presenti nell'appartamento pontificio, anche se le cronache, negli anni, hanno raccontato di come abbia ricevuto centinaia di richieste di interviste e di scrivere libri-verità, con i quali avrebbe potuto anche assicurarsi qualche introito non trascurabile.

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