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Card. Filoni, 'il Papa in Iraq per dare speranza'

Intervista all'ex Nunzio a Baghdad, 'torno in un Paese che amo'

La notte tra il 6 e il 7 agosto del 2014 l'Isis invase la Piana di Ninive cacciando dai loro villaggi i cristiani. Una settimana dopo, il 14 agosto, il cardinale Fernando Filoni era già lì, inviato da Papa Francesco tra gli sfollati che avevano trovato riparo ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. Filoni ricorda bene quei giorni drammatici: "Già in quel momento il Santo Padre, nei giorni difficili della cacciata dei cristiani da Mosul e dalla Piana di Ninive, non solo concepì l'idea di mandare me come suo delegato per essere vicino a queste persone, ma voleva lui stesso visitare questo Paese". Sono passati sei anni e mezzo da quei giorni e ora il Papa realizzerà questo desiderio: il 5 marzo volerà per il suo viaggio apostolico in Iraq.
    "E' stato invitato più volte anche dalle autorità e oggi si compie quel desiderio del popolo iracheno ma anche suo personale", dice il cardinale che sarà nel seguito papale, in una intervista all'ANSA. "Dopo tanti anni e rinvii, una volta per la sicurezza, poi per la guerra, ora il Covid, ora è il momento giusto. L'entusiasmo con cui le chiese locali e i giovani si stanno preparando a questa visita è la conferma che è il momento opportuno".
    Il cardinale Filoni, che oggi è Gran Maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro, è il massimo esperto in Vaticano della Chiesa in Iraq. Ex Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Filoni è stato anche Nunzio a Baghdad dal 2001 al 2006, nei complicati anni della seconda guerra del Golfo. "Ritorno in un Paese che ho amato profondamente - dice parlando del prossimo viaggio con il Papa -. Noi come diplomazia vaticana svolgiamo nei Paesi che il Pontefice ci affida un ruolo pastorale, non trattiamo commerci o altre questioni finanziarie. Ci inseriamo in quella realtà, nella vita quotidiana della popolazione, cercando di fare del bene. Io fin dall'inizio sono stato molto bene accolto in Iraq non solo dalla gente ma anche dalle autorità locali". E come aneddoto ricorda i dolci fatti dai cristiani che Saddam Hussein gli inviava per Natale. "Era anche quello un piccolo segno di attenzione per il rappresentante del Papa".
    Il viaggio di Papa Francesco, dal 5 all'8 marzo, sarà un susseguirsi di appuntamenti "che rimarranno nella storia", dall'incontro nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza, "dove nell'attentato dell'ottobre del 2010 morirono oltre 50 persone", all'incontro interreligioso a Ur dei Caldei. "Sarà molto significativo anche l'incontro a Najaf con l'ayatollah Al-Sistani. Dopo l'incontro con i sunniti - dice riferendosi al documento sulla Fratellanza Umana firmato con il Grane Imam Al-Tayyebb - si apre una finestra anche con gli sciiti, una parte importante del mondo musulmano". Poi l'abbraccio con le persone che hanno sofferto nella Piana di Ninive, a Mosul, "dove il Papa camminerà tra le rovine della guerra", e a Qaraqosh. "Una carezza per i cristiani ma per tutti coloro che hanno sofferto, Penso in particolare agli yazidi, contro i quali possiamo parlare di genocidio, e non dobbiamo dimenticare".
    "Il Papa porterà parole di speranza per l'Iraq ma non solo; anche per il Libano, la Siria, la Palestina, per tutto il Medio Oriente", conclude Filoni. (ANSA).
   

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