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Oltretevere

Papa: per Francesco il 2020 anno-chiave della riforma

Sempre mano dura sugli abusi. Le incognite su pace e ambiente

Di Fausto Gasparroni CITTA' DEL VATICANO

    "Dobbiamo credere che l'altro ha il nostro stesso bisogno di pace. Non si ottiene la pace se non la si spera. Chiediamo al Signore il dono della pace!". Il tweet dai toni accorati diffuso oggi dal Papa dà tutta la misura della preoccupazione di Francesco sui nuovi venti di guerra sprigionatisi negli ultimi giorni: un inizio di 2020 che neanche le previsioni più pessimistiche avrebbe potuto ipotizzare e che la prima pagina dell'Osservatore Romano - "Clima incandescente dopo l'uccisione di Soleimani", in apertura con la crisi Usa-Iran, e "Haftar pronto a rispondere ad Ankara" di spalla, sul fronte libico che "si complica" - restituisce oggi più che adeguatamente.

    Uno scenario di fronte al quale, tra l'altro, proprio in apertura del nuovo anno, in pochi potrebbero confutare l'ormai profetica "terza guerra mondiale combattuta a pezzi" che lo stesso Bergoglio ha teorizzato e reso quasi proverbiale.

    Alla promozione della pace e della giustizia nel mondo, Francesco ha dedicato le intenzioni di gennaio per la sua rete mondiale di preghiera. Ma l'escalation cui si assiste complica non poco i suoi stessi movimenti per il nuovo anno. Che fine farà, ad esempio, il viaggio in Iraq che aveva detto di voler compiere? E quello in Sud Sudan, annunciato insieme al primate anglicano Justin Welby, troverà effettivamente il necessario quadro di definitiva pacificazione interna? Tutti aspetti, quelli delle varie crisi - compresa quella migratoria - e dei conflitti aperti a livello globale, che il Papa ha toccato nei sui appelli "Urbi et Orbi" a Natale e che ripercorrerà più dettagliatamente nell'imminente incontro in Vaticano con il Corpo diplomatico. Intanto, il calderone bollente del Mediterraneo diventa materia sempre più urgente per l'incontro con tutti i vescovi della regione, promosso dalla Cei, cui Francesco parteciperà a Bari a fine febbraio.

    Quella della pace non è la sola incognita che si prefigura nel 2020 di Francesco: anche l'altro dossier, che a lui sta molto a cuore, della difesa del creato e della crisi climatica segna una forte battuta d'arresto col fallimento della Cop 25 a Madrid. Bergoglio conta comunque molto sulla mobilitazione dei giovani. E in questo senso va anche l'evento che ha promosso per i giorni 26-28 marzo ad Assisi, "The economy of Francesco", con giovani imprenditori ed economisti di tutto il mondo, al quale interverrà nel segno dell'economia sostenibile della Laudato sì.

    E mentre si attende, tra gennaio e febbraio, l'esortazione apostolica del Sinodo sull'Amazzonia, non si può non evidenziare che il 2020, in cui il 13 marzo l'83/enne Papa argentino entrerà nel suo ottavo anno di pontificato, sarà anche l'anno-chiave della riforma del governo della Chiesa promossa da Bergoglio. E' in fase di revisione, e sarà varata entro l'anno, la nuova costituzione apostolica sulla Curia romana che sostituirà la 'Pastor bonus' di papa Wojtyla: si chiamerà 'Praedicate Evangelium', a testimoniare l'imprinting missionario e votato all'evangelizzazione della Chiesa che vuole Francesco.

    Non a caso il Papa ha sentito il bisogno di ribadirne i principi nel discorso pre-natalizio alla Curia, spronando le gerarchie e il corpo ecclesiale a non far resistenza ai cambiamenti e a non cristallizzarsi nelle "rigidità": pena una Chiesa "rimasta indietro di 200 anni", come denunciava il compianto card. Martini, da lui significativamente citato.

    Intanto, mentre c'è chi parla già di un nuovo Concistoro, anche se con poche nuove porpore, sempre nell'ottica degli equilibri di un futuro Conclave, per Francesco restano aperti quest'anno altri due fronti cruciali: la piena trasparenza delle finanze, che qualche scandalo di troppo continua a mettere in ombra, e soprattutto la mano ferma sugli abusi sessuali. Con i nodi da mettere pienamente a regime sulla responsabilità dei vescovi, l'obbligo di denuncia, la collaborazione con le autorità civili, i diritti delle vittime. Tutte questioni per le quali risulterà fondamentale la storica abolizione del segreto pontificio voluta da Bergoglio: col possibile contraltare, però, di una pioggia di istanze e nuove denunce che si abbatta sui già boccheggianti uffici vaticani di competenza.

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