Paura, sofferenza e frustrazione.
Esaurimento psicofisico e calo del benessere psicologico, ma al
tempo stesso una qualità dei rapporti con i colleghi molto
buona, capacità professionale molto alta e un impegno lavorativo
rimasto solido, con forte dedizione ed energia: così hanno detto
di sentirsi, dopo la prima ondata pandemica, i medici e
operatori sanitari dell'ASST del Garda, rispondendo alle domande
di un'indagine presentata oggi dalla struttura in collaborazione
con l'Istituto Europeo di Psicotraumatologia.
L'indagine è stata condotta tramite questionari a cui hanno
risposto 1184 dipendenti (di cui 23,1% maschi, 76,9% donne) di
sei presidi dell'Asst. Lo studio ha fatto emergere un picco di
disillusione professionale fra i 41 e i 55 anni mentre nelle
fasce più giovani e più anziane questo indicatore è basso. La
presenza di sostegno sociale nell'affrontare situazioni di
stress prolungato come la pandemia è altissima nelle fasce più
giovani fra i 21 e i 46 anni, e scende dai 46 anni, con un picco
negativo fra i 46 e i 60 anni. Strategie di "evitamento"
nell'affrontare situazioni di stress sono state segnalate fra i
21 e i 35 anni, mentre sono assenti dai 36 anni in su.
L'esaurimento psicologico, il malessere psicofisico, il
conflitto lavoro-famiglia sono risultati molto più alti nei
presidi ospedalieri rispetto alle reti territoriali. I picchi di
esaurimento e malessere psicofisico si sono avuti in particolare
in chi lavorava in
terapia intensiva. Uno degli aspetti che più ha suscitato
difficoltà ha riguardato il rapporto con i pazienti e il
dispiacere per le loro sofferenze, solitudine e per i pazienti
deceduti e i loro familiari. "Dopo l'ondata pandemica - commenta
Carmelo Scarcella, direttore generale della struttura - abbiamo
voluto valutare i livelli di benessere psicologico e la
stanchezza psicofisica presente tra gli operatori. Da questi
risultati siamo partiti per la programmazione di interventi
formativi e progetti di riorganizzazione."
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