L'area giochi interna al giardino
Nicola Grosa, a Torino, da questa mattina è intitolata
all'avvocata Lidia Poët. La targa, di fronte al Palazzo di
Giustizia, fra i corsi Inghilterra e Vittorio Emanuele II e le
vie Falcone e Cavalli, ricorda la prima donna in Italia ad
essere iscritta all'Ordine degli avvocati nel 1883. Iscrizione
che venne annullata, prima da una sentenza della Corte d'Appello
di Torino, su richiesta del Procuratore generale, e poi dalla
Corte di Cassazione, e poi concessa solo nel 1920, a 65 anni,
con l'approvazione in Parlamento della Legge Sacchi, che
autorizzava ufficialmente le donne a entrare a far parte degli
uffici pubblici.
"Rendiamo omaggio a una donna che con intelligenza e
caparbietà ha contribuito a sgretolare quel muro che sbarrava
alle donne ogni strada che avrebbe potuto condurle ad aspirare
ad un ruolo fuori dalla mura domestiche - afferma la sindaca
Chiara Appendino - Essere donna non deve mai diventare ostacolo
invalicabile per coltivare i propri sogni e raggiungere gli
obiettivi prefissati". E se la presidente del Consiglio
dell'Ordine degli avvocati di Torino, Simona Grabbi, insiste nel
"ricordare una avvocata straordinaria tributandole il giusto
spazio e la riconoscenza pubblica per la battaglia compiuta",
Cesarina Manassero, presidente del Comitato pari opportunità del
Consiglio dell'Ordine, auspica che l'intitolazione "porti a una
revisione delle diciture sui cartellini personali, per
introdurre il titolo di avvocata oltre ad arrivare a un Ordine
degli avvocati e delle avvocate, modifiche apparentemente solo
lessicali, ma sostanzialmente di profondo significato. Perché
ciò che non ha nome, non esiste".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA