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Confronto Lo Russo-Damilano accende voto a Torino

Confronto Lo Russo-Damilano accende voto a Torino

Scintille tra i candidati tra paura uomo nero e errori passato

TORINO, 13 ottobre 2021, 20:15

Redazione ANSA

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Stefano Lo Russo e Paolo Damilano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Lo Russo e Paolo Damilano - RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefano Lo Russo e Paolo Damilano - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' l'ora delle scintille tra Stefano Lo Russo e Paolo Damilano. A cinque giorni dal ballottaggio per decidere chi guiderà la città dopo Chiara Appendino, i candidati dei due schieramenti non se le mandano a dire nel confronto organizzato dal quotidiano La Stampa. "Il centrosinistra ha lasciato una Torino "sull'orlo del pre-dissesto, con la più grande occupazione abusiva d'Europa, una gestione fallimentare dei campi rom e della cultura", attacca Damilano. "Dimmi che cosa vuoi fare di Torino", incalza Lo Russo, che rispolvera un commento social del 2016 in cui lo sfidante definiva l'ex sindaco del Pd Piero Fassino "una persona di grande professionalità, lealtà e umanità". "Deduco che tu abbia cambiato idea...", chiosa l'aspirante primo cittadino del centrosinistra.

L'aplomb sabaudo che sin qui ha contraddistinto la campagna elettorale viene meno alla Nuvola Lavazza, l'avveniristico head quarter dell'azienda del caffè che ospita l'ennesimo faccia a faccia. Dopo un avvio soft, il confronto si trasforma in scontro sui temi più delicati per una amministrazione comunale: trasporti, mercato del libero scambio, trasformazione delle aree abbandonate del capoluogo. "E' facile far campagna elettorale con gli slogan", sostiene Lo Russo quando Damilano parla di un "trasporto pubblico che deve essere efficientissimo". "Dimmi tu cosa avete fatto quando amministravate", ribatte il candidato di Torino Bellissima e del centrodestra.

I toni sono pacati, ma le frecciate non mancano. Come quando Damilano dice di voler quotare Iren, "un lapsus" dal momento che l'azienda è già in borsa. O quando si parla del suk, il mercato di libero scambio noto per i sequestri di merce contraffatta e di dubbia provenienza che affligge via Carcano. "Se non rispetta i requisiti di sicurezza e legalità, va chiuso", è lapidario Damilano. "Lo teniamo perché le fragilità della città sono tante e quello per molte di queste persone è l'unica fonte di sostentamento", sottolinea Lo Russo. "Dategli un lavoro se li fate mendicare non va bene", dice ancora Damilano. "Non replico, è offensivo nei confronti di queste persone", ribatte Lo Russo. "E' offensivo per chi paga le tasse...", chiude Damilano.

Il pubblico sembra apprezzare e applaude, ora l'uno ora l'altro. E il duello si ripete quando il direttore della Stampa, Massimo Giannini, chiede ai due candidati se l'assalto alla Cgil di Roma possa condizionare il voto. "Credo impatterà poco" risponde Damilano, che minaccia di andarsene quando dal pubblico qualcuno lo sollecita a rispondere "sui fascisti": "C'è un clima d'odio di cui il centrosinistra deve sentirsi responsabile e Stefano (Lo Russo, ndr) per primo perché non ha fatto nulla per fermarlo. Così offende il 13% dei torinesi che mi ha votato sostenendo la lista civica Torino Bellissima". "Adesso è colpa mia se hanno assaltato la sede della Cgil a Roma, è surreale.

Quello che mi inquieta non è Damilano, ma la posizione della Meloni che mentre arrestano i capi di Forza Nuova fa dei distinguo", afferma Lo Russo. "Quello di cui deve essere preoccupato è che i cittadini abbiano da mangiare - attacca ancora Damilano -. Ho un padre partigiano, cerco di aiutare la città e devo sentirmi dare del fascista". "Qualunque matrice eversiva si sconfigge con un patto trasversale e senza ambiguità ed è quello che chiedo di fare", smorza i toni Lo Russo "Garantisco ai torinesi - conclude Damilano - che non devono aver preoccupazioni. Non sono ostaggio dell'uomo nero". Domani un nuovo confronto. 

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