Ogni anno il numero delle aziende
agricole create da giovani sotto i 35 anni in Italia cresce in
media di 6.000 unità, considerando il saldo tra le nuove realtà,
in 21 al giorno, e le cessazioni, 5. Ma sono ancora troppo poche
per un settore che si sta rinnovando nel segno della
digitalizzazione e della multifunzionalità. E a mettere un freno
resta l'abbandono delle aree rurali da parte dei giovani nel
loro insieme: negli ultimi 10 anni la presenza si è quasi
dimezzata. E quanto emerge dall'analisi Ismea presentata oggi a
Terra Madre Salone del Gusto, a Torino.
A fine 2021 le imprese agricole condotte da giovani erano
56.172, con una crescita dello 0,4% all'anno negli ultimi 5
anni.
L'analisi Ismea evidenzia che le aziende condotte da giovani
presentano un grado maggiore competitività, produttività,
propensione all'innovazione e orientamento al mercato.
Mediamente i giovani hanno un grado formazione superiore (49,7%
dei capi azienda giovani ha un diploma di scuola superiore, il
19,4% una laurea), le aziende da loro condotte sono più grandi
(18,3 ettari di SAU per azienda contro 10,7), più orientate al
mercato. Inoltre il loro livello di digitalizzazione è il doppio
dell'agricoltura nel complesso, così come più elevata risulta la
propensione all'innovazione: il 24,4% dei giovani ha realizzato
almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020, a
fronte del 9,7% dei non giovani.
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