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"Il grande Romanzo europeo", un affascinante viaggio letterario che si presta a molteplici letture

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"Il grande Romanzo europeo", un affascinante viaggio letterario che si presta a molteplici letture

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Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

I turbamenti di un celebre scrittore e gli inganni della realtà nell’opera prima di Mattia Basso

16 giugno 2022, 17:21

NEW LIFE BOOK

PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

Il grande Romanzo europeo (a.k.a. le Coincidenze) è un’opera di richiami: l’esordio letterario di Mattia Basso, per il Gruppo Albatros il Filo, si muove agilmente in un contesto contemporaneo prendendo a riferimento la letteratura d’avanguardia tardo-novecentesca. Potremmo definirla una narrazione ipertestuale, metaletteraria: un divertissement narrativo in cui nulla è come sembra.

“È impossibile determinare con certezza se i fatti narrati in questo libro siano realmente accaduti […] forse la maggior parte delle vicende narrate non sono reali. Nel senso che nessuno le ha mai vissute, o meglio, che nessuno ha mai raccontato di averle vissute. È pur vero però che raccontano una storia. Una storia che - per quanto ne possiamo sapere - potrebbe anche essere vera.”
(Dall’incipit del romanzo, pp.10-12)

Protagonista d’elezione è M., celebre scrittore sessantaseienne schivo e abitudinario, introvabile ormai da quattro anni. I suoi affetti più cari si rifiutano di collaborare alle indagini o anche semplicemente di rilasciare dichiarazioni in merito, mentre Robert Löwe, il suo editore, decide di pubblicare comunque il suo ultimo manoscritto, Il grande Romanzo europeo. Il libro diventa presto un’opera di culto, la cui risonanza è mondiale: se a farlo correre di mano in mano sia il fascino suscitato dai contenuti del romanzo o l’alone di mistero da cui è avvolto lo scrittore non è dato saperlo. Certo è che nulla, in queste pagine, è come sembra: se i fatti narrati siano reali o meno, se ci si possa fidare dei personaggi che gravitano attorno alla vicenda, se la verità sia accessibile o nascosta nella sua interezza, capace di manifestarsi al lettore soltanto una porzione alla volta.

L’evento che dà il via alla narrazione ha luogo la mattina di mercoledì 18 ottobre 2017, una data che per lo scrittore, sempre attento a trovare significati nascosti nelle manifestazioni della realtà, assume un significato quasi cabalistico. Come d’abitudine M. lascia la rocca in cui vive isolato dagli abitanti della città vicina, per raggiungere l’emporio nel quale avrebbe acquistato sigarette, vino e carta, i beni di prima necessità per far fronte alla settimana. Al di là di ogni aspettativa, però, il negozio è chiuso. Di fronte alla saracinesca abbassata lo scrittore rimane impietrito, imbambolato, come avverrà sempre più di frequente da quel momento in poi. Sembrano semplici casualità, ma per M. sono “coincidenze”, puntini da unire per visualizzare l’intero disegno, ne è sicuro.

A subire le stravaganze di M. è la sua compagna, unico affetto reale al quale lo scrittore si sia legato dopo anni di vita girovaga, oltre al suo agente letterario. Sarà l’incontro con un giovane dottore a risvegliarlo dal torpore emotivo e a suscitare, al contempo, voci e pettegolezzi tra gli abitanti della città. Nessuno di questi personaggi, però, sembrerà mostrare interesse nel momento in cui lo scrittore sparirà nel nulla. Una serie di avvenimenti dal sapore tragicomico sancisce un punto di svolta dalla narrazione principale, che ci permette di scendere di un piano nel palazzo narrativo ideato da Basso: M., infatti, decide finalmente di scrivere la sua autobiografia, confessando alcuni particolari del passato in una versione completamente inedita.

«Cominciano tanti romanzi all’interno di questo libro. Storie, racconti, sezioni che aiutano a comprendere gli snodi più complessi, senza tuttavia risolverli del tutto», rivela l’autore nel corso della trasmissione #Librindiretta, in onda su Conoscere TV «Credo infatti che ogni lettore dovrebbe trovare la propria interpretazione delle vicende narrate».

Per inquadrare al meglio il romanzo di Mattia Basso bisogna fissare come punto di partenza il ruolo fondamentale giocato dalla letteratura, dall’arte e dalla Storia del Novecento nella sua formazione. Lo stesso protagonista, M., nasce e inizia a pubblicare le sue prime opere in quel periodo, nutrito dai rapidi stravolgimenti che operano una cesura netta tra il Secolo Breve e i contesti storico-culturali precedenti. Attraverso l’autobiografia del celebre scrittore conosciamo la sua difficoltà di piegarsi a una letteratura mediatizzata, che quasi lo obbliga ad avere un ruolo pubblico, rilasciare interviste, partecipare ai talk show come opinionista, finendo per sottometterlo a logiche di mercato che mai gli erano appartenute prima. Si apre anche e soprattutto uno spiraglio sulla dimensione psicologica del personaggio, tanto vero e umano quanto più complessi sono i suoi turbamenti. In lui è possibile riconoscere il dramma dell’intellettuale inetto a vivere di sveviana memoria, come anche il blocco dello scrittore ultramoderno e oltremodo prolifico che ormai crede di aver detto tutto o ammette di non saper più dire in modo efficace ciò che vorrebbe.

Da lettori ci si addentra nella narrazione di un processo creativo che sa essere doloroso e frustrante, ma la vena di ironia che attraversa tutto il testo è capace di alleggerire la vicenda con intelligenza: uno stile che vede tra i suoi maestri Philip Roth. Oltre che nel titolo stesso dell’opera, che riprende Il grande romanzo americano, Roth figura anche tra i personaggi del libro, in una veste inedita e provocatoria. M., infatti, inizialmente sulle tracce di Thomas Pynchon, si reca negli Stati Uniti e incontra invece il celebre scrittore statunitense, che diventerà suo amico e confidente, fino a quando consumerà a spese del protagonista un tradimento capace di annientare le sue ultime certezze.

Le certezze sono infatti l’unico elemento a cui impareremo a rinunciare leggendo il libro. La verità e la menzogna, il bene e il male, sanno infatti nascondersi in maniera mirabile tra i racconti dei personaggi. Come M., il lettore ripone piena fiducia nell’una o nell’altra delle figure che incontrerà, per trovarsi infine altrettanto spaesato, in una notte di metà ottobre, a condividere il desiderio dello scrittore di dare alle fiamme Il grande Romanzo europeo. Quest’opera grandiosa, però, in che cosa consiste? E soprattutto: è davvero M. l’autore o siamo stati ingannati per tutto questo tempo?

Questi e altri interrogativi si aggiungono uno dopo l’altro e la verità continua a nascondersi, ammesso che ne esista davvero una. Certo è che tutte le porte che vengono aperte dall’autore lasciano spazio a nuove incognite e interpretazioni, a una serie di coincidenze che i lettori più attenti sapranno cogliere per ipotizzare, a loro volta, una propria versione dei fatti.

Le ispirazioni de Il grande Romanzo europeo sono molteplici: se prima abbiamo citato Roth, non possiamo tralasciare il tributo che Mattia Basso dedica alla costruzione psicologica joyceana e al paradosso straniante kafkiano, senza dimenticare le evidenti contaminazioni con il cinema di Kubrick e Tarantino, oltre ai diffusi riferimenti alla musica rock e jazz. Si snoda, come in un gioco di specchi, un’opera che ha a sua volta un romanzo nel romanzo, con una serie di protagonisti contraddittori e profondamente umani, figli mai succubi della società dell’incertezza e del paradosso della troppa scelta. La narrazione racconta il reale dissociandosi da esso, mette in gioco una verità evanescente che minaccia di scoppiare e svanire da un momento all’altro. Una soluzione non soluta è la giusta conclusione di un romanzo che soddisfa pienamente il patto tra autore e lettore: quello di lasciarsi accompagnare all’interno dell’edificio narrativo dell’opera, per poi perdersi nei suoi meandri e ritrovare da soli la propria strada.

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