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Online sostiene sale gioco e casinò, ma conti in rosso e mancano i ristori

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Online sostiene sale gioco e casinò, ma conti in rosso e mancano i ristori

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Responsabilità editoriale di PANDANT

23 aprile 2021, 11:42

PANDANT

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di PANDANT

L’economia in lockdown ha colpito molti settori, tra i quali rientra indubbiamente quello legato ai casinò, alle sale giochi e al business del gioco d'azzardo legale.
I numeri parlano chiaro:

  • il crollo più significativo è quello delle slot machine e delle VLT, che ha visto un decremento nel fatturato del 54% (pari a 4.7 miliardi di euro) rispetto al 2019;
  • le scommesse sportive hanno perso un considerevole 36%;
  • le lotterie e i bingo hanno registrato un calo del 25% con introiti che si attestano sui 4.4 miliardi di euro;
  • complessivamente, nel corso dello scorso anno, l'intero settore ha visto un'impressionante caduta verticale del 30% rispetto al 2019 (12.5 miliardi di euro, a fronte dei 19,4 dell'anno precedente);
  • sono più di 15.000 gli esercizi ad aver chiuso negli ultimi dodici mesi, tra i quali oltre 200 sale bingo.

L'unico settore, ovviamente, in crescita è quello delle scommesse e dei giochi online che è cresciuto del 39% rispetto al 2019 (raggiungendo l'impressionante somma di 2.5 miliardi scommessi attraverso questi siti), grazie anche alle possibilità di gioco con bonus senza deposito.

Gli effetti delle chiusure e della crisi si ripercuotono non solo su imprenditori e dipendenti, ma anche sulle stesse casse dello Stato, che da sempre hanno fatto molto affidamento sul gettito fiscale prodotto da queste attività. Infatti, secondo i dai raccolti dall'Agenzia delle Dogane, nel 2019 lo Stato aveva incamerato più di 11 miliardi da questo settore, mentre nel 2020 si è fermato a 7 miliardi di euro, con una contrazione del circa 40%. Da non dimenticare, inoltre, come il gioco, anche nella sua versione online, è capace di combattere il gioco illegale.

Lo storico delle chiusure

Il decreto Draghi, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, nel dettare le nuove restrizioni per la pandemia, ha disposto all'art. 20 la sospensione di tutte le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se queste vengono svolte in locali adibiti a attività consentite (come bar e tabaccherie, ad esempio). Così, di fatto, sono state confermate le disposizioni del precedente DPCM di inizio anno.

Gli operatori del settore erano stati costretti a chiudere le proprie attività per tre mesi consecutivi durante la prima fase della pandemia nella primavera del 2020. I giorni di chiusura complessivi sono oltre 250. Con questo dato l'Italia segna un ben poco felice record europeo.

Proteste e ristori

La pandemia e le chiusure stanno mettendo in forte difficoltà numerose sale da gioco italiane. Nemmeno i giganti del settore sono stati risparmiati: lo storico casinò di Saint Vincent ha evitato per un pelo il fallimento nel corso dello scorso anno.

In questo scenario desolante, migliaia di dipendenti stanno concretamente rischiando di perdere i loro posti di lavoro. Per cercare di porre un argine a questa situazione, si sono così mobilitati per chiedere a gran voce al Governo una pronta riapertura, celeri ristori e maggiori tutele.
Il 18 febbraio, a Milano e a Roma, è andata in scena una significativa protesta pubblica, promossa da ATI Gioco Lecito (l'acronimo ATI sta per Associazione Temporanea di Imprese. Imprese appunto temporaneamente accomunate da una specifica finalità comune) e supportata da circa 220 aziende del gioco legale.

In Italia, questa è la prima volta che tutti i lavoratori del settore del gioco manifestano sotto un'unica bandiera e tale circostanza è un fedele termometro della gravità del problema e della necessità di pronti interventi. I manifestanti e gli attivisti ricordano come questa situazione di perdurante incertezza stia portando al dilagare del fenomeno del gioco clandestino, che produce evidenti danni non solo ai lavoratori ma anche allo stesso Stato, che vede eluse le proprie normative fiscali.

Nell'ambito istituzionale, la deputata sanremese ex M5S Leda Volpi ha depositato un'interrogazione ai Ministeri coinvolti, chiedendo la riapertura dei Casinò (considerati avamposti imprescindibili del gioco legale contro la deriva clandestina) e maggiore celerità nella distribuzione dei ristori stanziati dal precedente esecutivo per sostenere gli imprenditori e i dipendenti coinvolti nelle chiusure.

Lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto pubblicamente il 19 marzo, presentando il nuovo decreto ristori (rinominato Decreto Sostegni) e promettendo di dare "più soldi possibile e il più velocemente possibile", a sostegno delle imprese, dei lavoratori e della lotta contro la povertà. In questo senso è significativo il prospettato abbandono del sistema dei codici Ateco, che tanti problemi aveva causato agli operatori del gioco legale e portato all'esclusione di numerose sale giochi fisiche, con la paradossale inclusione di alcuni casinò online per nulla colpiti (anzi, agevolati) dalla crisi pandemica.

Prospettive future per sale giochi e casinò

Viste le recenti disposizioni di tutela sanitaria, il settore resta ancora bloccato. Si auspica, per i prossimi mesi, un maggiore dialogo tra Governo e associazioni del settore così da pianificare e promuovere, in funzione dell'andamento del contagio, misure adeguate per la riapertura in tutta sicurezza, la protezione di centinaia di svariate migliaia di posti di lavoro e l'arginamento dei fenomeni di gioco illegale. Intanto, grandi numeri sostengono il settore nella sua versione online, l’unica stata capace, anche nel 2020 di non causare perdite davvero definitive.

Teoricamente, nelle regioni facenti parte della zona bianca, le imprese del settore potrebbero riaprire i battenti, garantendo la totale sicurezza degli ambienti ed evitando assembramenti di clienti. Purtroppo, l'unica regione a beneficiare di tale status è stata la Sardegna, la quale, però, si è ritrovata nuovamente in zona rossa.

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