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Asportato tumore a 54enne con rarissima neoplasia del timo

Asportato tumore a 54enne con rarissima neoplasia del timo

Intervento di 5 ore a San Giovanni Rotondo. Il paziente sta bene

BARI, 12 febbraio 2021, 16:34

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Durante un intervento durato circa 5 ore, ad un paziente 54enne, affetto da una rarissima neoplasia maligna del timo, sono stati asportati un lobo del polmone destro e un'altra porzione di quello sinistro, il pericardio fino all'aorta e parte del diaframma. L'intervento, eseguito da un team composto da chirurghi toracici, cardiochirurghi e cardioanestesisti, è stato eseguito nella sala operatoria ibrida dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) per consentire la possibilità di fermare il cuore ed attivare la circolazione extracorporea. Dopo una settimana di ricovero il paziente è stato dimesso in buone condizioni.
    "La strategia iniziale ‒ spiega Concetta Di Micco, oncologa e coordinatrice della Lung Unit dell'ospedale ‒ era di iniziare il trattamento con una terapia in grado di ridurre le dimensioni del tumore e permettere quindi un intervento chirurgico di asportazione. Il paziente ha risposto bene alla chemioterapia e, d'intesa con il gruppo di studio, si è deciso di programmare l'intervento chirurgico". "L'intervento era sì rischioso, ma vista l'età del paziente bisognava provarci senza esitazione", agigunge Marco Taurchini, direttore della Chirurga Toracica.
    Mauro Cassese, direttore dell'Unità di Cardiochirurgia ha condiviso da subito l'idea di eseguire l'intervento nella sala operatoria ibrida della Cardiochirurgia: "Avendo il sospetto di un'infiltrazione del tumore in alcuni vasi del cuore ‒ rileva ‒ abbiamo pensato di prepararci al peggio predisponendo, grazie all'apporto del personale di sala operatoria, tutto il necessario per fermare il cuore ed effettuare l'intervento mantenendo in vita il paziente con una circolazione extracorporea, tramite la cosiddetta macchina cuore-polmoni".
    "Ho avuto molta paura ‒ spiega oggi il paziente, Antonio ‒.
    Mi sono confrontato con mia moglie e con le mie figlie e ho deciso di provarci. Mi sono affidato a Padre Pio e ai chirurghi che lavorano nel suo ospedale. È stato un rischio, ma di cui ero convinto. Io l'ho fatto per loro, la mia famiglia".
   

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