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Il libro possibile: Santoro, rischiamo milioni nuovi poveri

Il libro possibile: Santoro, rischiamo milioni nuovi poveri

'La tv oggi meno pluralista e meno capace di produrre cultura'

ROMA, 07 luglio 2022, 17:58

Redazione ANSA

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Un "'pre-testo', una serie di appunti di un giornalista che probabilmente diventeranno un libro, nel quale si parlerà di pace. Una parola fino a un po' di tempo fa quasi proibita. Poi ci sono state un po' di iniziative che ne hanno fatto risentire il fascino. Ci stiamo avviando a una stagione molto complicata, a un autunno terribile, con 10 milioni di persone che rischiano di precipitare sotto la soglia della povertà". Lo dice all'ANSA Michele Santoro, che nella giornata inaugurale della 21/a edizione de Il libro possibile Festival (festival sostenuto da Pirelli) a Polignano a Mare (Bari), ha presentato un monologo inedito 'Per un mondo senza guerra'.
    L'italia "sta affrontando quest'uscita della pandemia e le conseguenze della guerra in Ucraina "affidandosi ai tecnici, una cosa che secondo me può andare bene solo per un periodo limitato di tempo - sottolinea -. Qui c'è invece una sorta di delega che dura da troppo. E' come se i partiti si nascondessero dietro i tecnici, come se non avessero una loro visione per il cambiamento della società che ora è divisa in due. Ci sono quelli che partecipano e chi sta ai margini e si sente sfruttato e ignorato". Nelle forze politiche invece "non vedo grandi diversità, tutto avviene in una maniera estremamente routinaria Trovo ad esempio allucinante che il maggior partito che ha dato vita a questo governo, si divida per opera di un ministro e questo non provochi nulla, nemmeno un dibattito parlamentare".
    Per quanto riguarda la tv, "oggi è sicuramente molto meno pluralista di quella a cui eravamo abituati nel passato. Dopo Berlusconi, invece di esserci un senso di liberazione, con un ritorno al pluralismo ci si è assuefatti ai modelli proposti dal leader di Forza Italia. Oggi la tv ha molta meno capacità di produrre cultura ed anche visione critica del Paese". In questi ultimi anni "ho vissuto un'emarginazione che ricordava quelli di altri periodi. Solo che se io dieci o 15 anni fa, reagivo lottando, stavolta l'ho guardata con una certa ironia. Però con il conflitto in Ucraina ho sentito di non poter più rimaner silenzioso".
   

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