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E' morto Angelo Licheri, tentò di salvare Alfredino

E' morto Angelo Licheri, tentò di salvare Alfredino

Ultima sua battaglia , un murales per Alfredino

ROMA, 18 ottobre 2021, 16:08

Redazione ANSA

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E ' morto Angelo Licheri, tent� di salvare Alfredino - RIPRODUZIONE RISERVATA

E ' morto Angelo Licheri, tent� di salvare Alfredino - RIPRODUZIONE RISERVATA
E ' morto Angelo Licheri, tent� di salvare Alfredino - RIPRODUZIONE RISERVATA

 E' morto Angelo Licheri, l'uomo che si calò nel pozzo di Vermicino per tentare di salvare Alfredino Rampi. Licheri, 77 anni, era ricoverato in una clinica a Nettuno, vicino a Roma. Licheri era un volontario e si recò a Vermicino dopo avere appreso della tragedia. Si fece calare a testa in giù la notte tra venerdì 12 e sabato 13 giugno 1981: Alfredino era precipitato la sera del 10 giugno. Licheri parlò anche col bambino e restò nel pozzo 45 minuti.

 Un murales per Alfredino nel quarantennale della sua morte. E' l'iniziativa lanciata con una raccolta fondi su gofundme e che dovrebbe vedere la luce a Roma. Obiettivo della raccolta è quello di dedicargli un'opera artistica anche col fine di promuovere i valori fondamentali della legalita', solidarieta' soccorso, competenze. Licheri aveva appoggiato convinto l'iniziativa. 

GAVOI SI STRINGE ATTORNO AL SUO EROE - di Maria Giovanna Fossati

A Gavoi, suo paese natale, Angelo Licheri era amatissimo e la notizia della sua morte provoca grande tristezza nei suoi compaesani. Era nato qui nei primi anni '40 in una poverissima abitazione del quartiere di Su Caramu, l'eroe che per salvare Alfredino Rampi sacrificò la sua stessa salute: il salvataggio purtroppo non riuscì e Angelo, dopo quell'impresa nel pozzo viscido e strettissimo, subì l'amputazione di una gamba. La sua vita è stata caratterizzata da lunghe sofferenze sin dalla nascita: figlio di una famiglia ridotta in miseria dopo che il padre abbandonò la madre con quattro figli da crescere, Licheri se ne va dalla Sardegna nei primi anno '60 appena 17enne, quando si aggrega al circo Orfei per lavorare come garzone e da allora nell'Isola non è più tornato. A ricordarlo è il sindaco Salvatore Lai, compagno di giochi di Angelo. "Gavoi oggi ha perso uno dei suoi figli migliori, ci stringiamo attorno alla famiglia a cui mandiamo il nostro più caloroso abbraccio - commenta con l'ANSA il primo cittadino - Il suo gesto di generosità nei confronti di Alfredino ha rasentato l'eroismo connaturato nella sua indole. Angelo è un figlio della mia generazione, giocavamo insieme: eravamo tutti poveri ma la sua famiglia lo era particolarmente. E' partito col circo ed è poi iniziato il suo tentativo di emancipazione nel Continente che a tratti è anche riuscita, purtroppo però la vita non gli ha risparmiato altre sofferenze. Resterà sempre nella memoria collettiva di questa comunità e il suo esempio non morirà mai". Dopo l'impresa di Vermicino, nei primi anni '80 in paese organizzarono una festa per lui.

"Quella volta mio padre era in prima linea insieme all'amministrazione comunale per fare onore al suo ex dipendente - ricorda Antonio Lai, la cui famiglia aveva una rivendita di bombole per la quale sia Angelo che il fratello Giovannico hanno lavorato - Angelo era una ragazzo vivace difficile da contenere, quando è venuto il circo Orfei si è fatto incantare da quella vita vagabonda. Suo fratello non la prese bene e tra loro il rapporto in quegli anni si ruppe. Angelo ha altre due sorelle di cui una suora, ma a Gavoi dopo la morte di Giovannico non è rimasto più nessuno". L'ultima vacanza nella sua terra i suoi compaesani gliela regalarono nel 2011.

"C'era arrivata notizia che Angelo versava in condizione economiche e di salute disastrose - racconta Antonio Costeri dell'associazione Enrico Berlinguer - Avevamo organizzato un comitato e abbiamo raccolto una cifra che gli ha permesso di andare avanti qualche anno. Lo abbiamo ospitato in un hotel del paese insieme alla sua fidanzata, una ragazza africana, e ricordo che voleva acquistare degli animali da regalare al suocero per poter chiedere in moglie la figlia. La cosa che mi ha colpito di più, però, è stata la sua felicità quando lo abbiamo portato a una tosatura dove ci hanno organizzato il pranzo: gli brillavano gli occhi per quel ritorno alle origini".
   

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